È morto ieri a Milano, all'età di 92 anni, Franco Schonheit, il "ragazzo di Buchenwald" sopravvissuto ai campi di sterminio nazisti.

Nato a Ferrara nel 1927, fu deportato nel 1944 insieme al padre e e alla madre e quando tornò da Buchenwald passò l'esame di maturità ad honorem.

"Siamo stati deportati in tre, mio padre, mia madre e io, e in tre siamo tornati - raccontava lo stesso Schonheit in un'intervista appena pochi mesi fa -, forse l'unca famiglia al mondo ad avere avuto questa fortuna".

Schonheit viveva da decenni a Milano, dove si è instancabilmente impegnato negli anni a raccontare l'orrore della deportazione.

Anche lo scorso luglio aveva partecipato a un incontro alla Casa della Memoria del capoluogo lombardo per il centenario dalla nascita di Primo Levi.

"La motivazione e la spinta che diedero a Franco la forza per resistere e sopravvivere in quel posto infernale - ha sottolineato il presidente dell'Anpi di Milano, Roberto Cenati - fu la rabbia per essere stato arrestato e deportato per la sola colpa di essere nato. Non dimenticherò mai questa sua intensa testimonianza e il suo instancabile impegno, soprattutto tra le giovani generazioni, di denuncia delle nefandezze e dei crimini del nazifascismo".

"Lo immaginiamo camminare sereno con Alisa e Wolfgang Amadeus. A noi - ha scritto su Facebook il figlio Gadi, assessore alla Cultura della Comunità ebraica di Milano - resta la sua intelligenza, la sua grande ironia, il suo cuore immenso. Buon viaggio papà. Baruch Dayan Emeth. Che il tuo ricordo sia di benedizione".

I funerali si svolgeranno domani alle 14 al Cimitero ebraico di Ferrara.

(Unioneonline/v.l.)
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