La proposta del Ministro Fedeli di aprire le scuole nella stagione estiva ha suscitato ieri un vivace commento sulle nostre pagine. Pubblichiamo qui la riflessione di una mamma cagliaritana che invita, prima di giudicare, a considerare meglio la situazione in cui oggi si trovano le famiglie con figli.

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"Gentile redazione,

ho letto ieri con estrema attenzione e interesse della notizia del ministro Fedeli di aprire le scuole anche nei mesi estivi, e della vivace discussione fra utenti che ha fatto seguito sulle vostre pagine.

Sono una mamma cagliaritana che lavora, ho due figli ormai grandicelli e ho vissuto fino a qualche anno fa il problema di come organizzarmi perché i bimbi potessero essere adeguatamente seguiti durante i mesi estivi. Le mie ferie, come quelle di buona parte delle mamme che lavorano, sono infatti ridotte a due settimane a cavallo del mese di agosto, e non ho mai avuto nonni che potessero aiutarci.

Non capisco, francamente, dove stia l’indignazione di molte persone alla proposta del Ministro: certo le scuole non devono, nella stagione estiva, fare programmazione perché che i più piccoli possano riposarsi e divertirsi è un loro diritto e un nostro dovere, ma non capisco nemmeno perché le famiglie debbano sborsare cifre esagerate per mandarli nelle ludoteche estive quando i maestri vengono pagati come tutti anche nei mesi di luglio e agosto, con la differenza che per buona parte del tempo sono a casa. E comunque, preferirei anche pagare qualcosa in più alla mia scuola perché i miei figli potessero rimanere in un ambiente che amano e conoscono, piuttosto che mandarli chissà dove.

Aggiungo una considerazione: che non si venga a fare tante belle prediche sul fatto che i bambini devono stare a casa, che allora i genitori se non vogliono curarli evitino di farli eccetera eccetera. Io non conosco le situazioni di altri, ma per quanto mi concerne con due figli e un affitto da pagare, i costi della scuola e dei libri, senza i due – purtroppo modesti – stipendi che io e mio marito mettiamo insieme, non si potrebbe vivere. E quindi facile parlare, ma oggigiorno o si sceglie di non fare figli o, se si fanno, due stipendi sono necessari. E ben venga se per una volta lo Stato prova a venirci incontro, come accade in molti Paesi esteri: la famiglia deve essere fonte di ricchezza, non certo di povertà".

Luisa Cadeddu - Cagliari

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