"Cara Unione,

ristoranti che lavorano al 20% delle loro possibilità, aiuti economici irrisori e che tardano ad arrivare, prezzo di vendita in caduta libera e aumento spropositato dei cereali e dei mangimi finiti aumentati almeno di 4 euro a quintale in meno di un anno ed ultimo, ma non per importanza, il blocco delle esportazioni di carne e derivati dai suini da ben 10 anni.

Questa è la ricetta perfetta per eliminare definitivamente un settore con molte potenzialità come la suinicoltura sarda che vanta diversi prodotti di nicchia: tra le sue file contiamo il prosciutto, la salsiccia tradizionale e ultimo ma non per importanza il prelibato maialetto da latte sardo, tratto caratteristico della cucina isolana e ricercatissimo dai turisti che approdano in Sardegna durante il periodo estivo ma anche il piatto tipico delle feste come matrimoni o i semplici ritrovi di parenti ed amici, ad oggi in netto calo visto la situazione pandemica che il mondo sta affrontando in questo difficile momento.

Il mestiere di suinicoltore garantisce direttamente a migliaia di famiglie dei posti di lavoro, per non parlare di quelli che sostiene indirettamente connessi all’attività come veterinari, commercianti, ristoratori, agricoltori, venditori di attrezzatura e quant’altro.

Se la regione e lo stato non ci danno aiuti concreti ed immediati sia economici, ma anche per la rimozione dell’embargo, il rischio è quello di un effetto domino, con il settore suinicolo che sprofonda nel baratro portandosi con sè anche altre attività ad esso collegate, con un inevitabile innalzamento della soglia dei disoccupati a livello regionale".

Tullio Congiu - presidente del Consorzio Suinetto del Gerrei

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