"Cara Unione,

alcuni, da qualche tempo, propongono la storia nuragica come componente necessaria da inserire nel curricolo delle scuole dell'Isola.

Che siano molti o pochi non si sa, mancano statistiche in grado di dire quale sia l'indice di gradimento di cui godrebbe la proposta.

Il tema rientra tra quelli che riguardano la scelta dei contenuti dell’insegnamento, e andrebbe affrontato in sede pedagogica, luogo deputato a valutare la validità formativa non solo dei contenuti, ma anche delle metodologie dell’insegnamento, intendendosi per 'validità formativa' la qualità e l'entità del contributo che contenuti e metodi danno allo sviluppo dell'allievo, considerato nell'integralità della persona e nella sua capacità di inserirsi attivamente e criticamente nel mondo, come uomo e come cittadino, come suole dirsi.

La componente informativa, la mera conoscenza degli accadimenti e dei personaggi, della guerre e delle sconfitte, non costituisce motivazione sufficiente per l'insegnamento della Storia, anche se questa errata metodologia purtroppo l'abbiamo personalmente sperimentata e subita quando eravamo studenti, tratti in salvo solo più tardi, quando abbiamo varcato le soglia dell'Università e qualcuno ci ha insegnato ad esplorare le molteplici ragioni, culturali, economiche, religiose e così via , del prodursi degli eventi della storia e dei loro esiti.

Alla componente informativa, che denominiamo 'istruzione', bisogna aggiungere quella formativa, e abbiamo allora l'educazione storica, che possiamo definire come ciò che rimane in noi dell'apprendimento della storia, quando abbiamo dimenticato le date, i personaggi e le battaglie (salvo i dati organicamente implicati nei processi di comprensione), ma abbiamo compreso e tesaurizzato i nessi che li collegano, e colto l'essenza del lavoro storico, che è analisi e interpretazione dei fatti e dei documenti che li attestano, necessarie alla comprensione del presente e alla progettazione del futuro.

Visto in questa prospettiva, appare evidente che le valenze formative dell'insegnamento della storia non dipendono solamente dalla elevatezza dei contenuti (l'atto eroico di Pietro Micca ha una ben diversa rilevanza rispetto alla ritirata di Caporetto o alla discesa di Carlo VIII in Italia nel 1492) ma dalla loro idoneità a sollecitare lo sviluppo delle corrispondenti competenze in fatto di comprensione del passato.

I contenuti offerti dalla storia della Sardegna nuragica, scontate le sue particolarità e le specifiche caratteristiche dei documenti, la lontananza nel tempo e le incertezze di alcune ipotesi interpretative, ma anche considerando i valori di testimonianza di un passato operoso e vivace, che è nostro in quanto patrimonio della nostra terra e della nostra secolare appartenenza alla cultura delle genti del Mare Mediterraneo, sembrano possedere adeguate virtualità formative, che ne giustificano l'inserimento nell'elenco dei saperi meritevoli di essere inseriti nei programmi d'insegnamento delle nostre scuole.

Inoltre occorre non dimenticare che lo studio delle cose della propria terra, anche del lontano passato, possiede per uno scolaro o uno studente della Sardegna una grande forza motivante.

Infine, e l'ho già scritto in una precedente lettera all'Unione, i vigenti programmi didattici delle scuole italiane non vietano, anzi, col lievito dell'autonomia, consentono, quando non raccomandano, tra le molte altre materie, anche l'esplorazione dell'ambiente, lo studio del territorio e l'insegnamento della storia locale, per noi, evidentemente, anche quella nuragica, a partire dalla ricognizione e dallo studio delle numerose tracce tuttora presenti nel territorio, testimonianza preziosa di un'antica cultura materiale e spirituale tra le più vivaci e operose del Mediterraneo".

Gabriele Uras - già dirigente scolastico Miur

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