"Cara Unione,

sulla storia della Sardegna nuragica si è acceso sul giornale un interessante dibattito, tutto centrato sul tema e ignaro delle problematiche di contorno, in primo luogo pedagogiche, che esso chiama in causa. Quando si parla di insegnamento, a qualsiasi disciplina ci si riferisca, compare il problema delle finalità e degli obiettivi, dei contenuti e dei metodi e, in un'ottica più ampia e comprensiva, di quali posano essere gli spazi da dedicargli nel complesso sterminato panorama di eventi e questioni che chiamiamo cumulativamente 'passato'.

Di esso solo una minima parte, quella che riteniamo significativa ai fini dell'educazione dell'allievo, va inserita nella enciclopedia dei saperi da insegnare, la cui scelta è affidata alla Repubblica nei suoi aspetti generali e poi alle scuole e ai docenti, in un primo tempo attraverso la pianificazione dell'offerta educativa e poi nella concretezza delle scelte didattiche in situazione.

Ciò posto, non ci sono dubbi che la Sardegna nuragica, ma sarebbe meglio dire, come qualcuno suggerisce, la Sardegna antica storica e preistorica rientra, insieme a quella medioevale moderna e contemporanea, tra i contenuti da proporre a chi apprende nelle scuole sarde di ogni ordine e grado, secondo le differenti capacità degli allievi di comprendere il passato. Alcuni commenti sottolineano l'esigenza identitaria di conoscere le proprie origini, i connotati della sardità tuttora presenti nel nostro presente per ricavare da essi la forza per progettare il futuro. Se andiamo a leggere qualche documento di carattere pedagogico, come possono essere i Programmi didattici o le Indicazioni per il curricolo emanati anche di recente dal Ministero (per l'infanzia e il primo ciclo nel 2007) e tuttora vigenti, rinveniamo in essi le ragioni fondanti di natura pedagogica che depongono a favore dell'insegnamento della storia locale, di cui è parte, per quanto ci riguarda, quella della Sardegna antica, non solo nuragica. Pertanto già da ora i docenti della scuola sarda possono legittimamente inserire nelle loro programmazioni educative e didattiche lo studio dell'antica civiltà della Sardegna. Non so quanti lo facciano e quanti non lo facciano né conosco le rispettive motivazioni del fare o del non fare. Ma sia gli uni che gli altri hanno di fronte anche il problema del tempo, questa volta non quello della storia, ma quello del curricolo, il tempo scuola, spesso insufficiente rispetto alle necessità derivanti dalla quantità di contenuti da proporre agli allievi o perché richiesti dagli stessi o in quanto richiesti dai Programmi e attesi dalle famiglie, in base al contratto formativo, cifra degli attuali rapporti della scuola con la cosiddetta 'utenza'".

Gabriele Uras - già dirigente MIUR, Cagliari

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