Positivi al Covid: “Prigionieri delle mancate comunicazioni”
Un lettore racconta la sua esperienza e quella della compagna
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"Cara Unione,
Giovedì scorso, insieme a mia madre siamo risultati positivi al Covid con un tampone antigenico.
Dato che la mia compagna è risultata negativa ho preferito venire a fare la quarantena presso l'abitazione di mia madre.
Iniziamo così la nostra quarantena e lo stesso fa la mia compagna.
Dopo due giorni dalla segnalazione della positività non avevamo ancora ricevuto la chiamata da parte di ATS, nel frattempo noi avevamo già avvisato tutti i nostri contatti diretti.
La sera siamo andati al punto Covid di via Romagna a Cagliari per fare il tampone di nostra spontanea volontà. Confermata la positività.
Ad oggi ATS non si è ancora fatta viva.
Noi continuiamo a fare la quarantena ma potremmo tranquillamente uscire perché ATS non ci ha ancora comunicato nulla.
Il danno però è per la mia compagna.
Siamo persone oneste e quindi anche lei si è voluta accertare che fosse negativa. Ha fatto in totale 3 tamponi antigenici e un tampone molecolare a pagamento.
Ha chiamato ATS martedì, ha spiegato la sua situazione dicendo che aveva urgenza di tornare al lavoro considerando che la sua quarantena non è considerata malattia.
Dopo 7 giorni e 4 tamponi è riuscita a parlare di nuovo con ATS e le è stato comunicato che senza il loro certificato non può tornare al lavoro.
Ergo, ha speso 65 euro per un tampone molecolare, appena arrivato il referto è arrivato anche il Green pass, ma lei comunque non può tornare al lavoro perché ATS non l'ha ancora contattata per fare il tampone.
Dovrà rientrare quando ATS si deciderà a richiamarla per farle il suo certificato.
Questa è la situazione in cui probabilmente si trova tantissima gente.
Grazie".
Lettera firmata*
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