"Cara Unione,

mi chiamo Nicola, ho 45 anni e sono padre di una splendida bambina.

Scrivo per condividere una esperienza purtroppo poco piacevole, sicuro che tanti uomini si ritroveranno in questo racconto.

Da circa tre anni sono anche un ex marito...sono infatti separato. Una separazione purtroppo conflittuale, e che mi ha portato a percorrere una strada buia e dolorosa spesso caratterizzata da periodi di grande nervosismo.

Non entrerò in merito a quelli che possono essere i contrasti di una ex coppia in fase di separazione, ma mi voglio soffermare sull'aspetto giudicante/giudicato. Siamo uomini, siamo padri, ma nelle separazioni non siamo al pari delle donne e delle madri.

Si parla spesso di pari opportunità, di stessi diritti uomo/donna, ma solo se questo non riguarda le separazioni. E ancora più evidente è il divario se si hanno figli al seguito.

La legge, purtroppo, quantomeno nelle separazioni, non è uguale per tutti.

Siamo giudicati senza nemmeno essere ascoltati, senza mai poter prendere la parola per difenderci dalle idiozie che spesso escono dalle bocche di avvocati che nemmeno sanno chi hanno di fronte. Giudicati da chi crede di saper tutto senza minimamente entrare nei dettagli di una storia, senza approfondire le cause che portano due persone allo scontro, dimenticando l'importanza di valutare le persone e le situazioni.

Capisco che il tempo è poco e le separazioni sono tante, ma spesso ci si dimentica che a casa di quelle due persone ci sono dei figli. E le scelte affrettate e spesso sbagliate compromettono inesorabilmente la serenità di tutti.

Insomma, la responsabilità dei giudicanti è enorme ed ecco perché ritengo che sia assolutamente necessario ascoltare entrambe le parti con obbiettività e senza pregiudizi.

Eppure nel mio caso non è stato così, con il tempo da trascorrere con mia figlia che ho quasi dovuto elemosinare: non capisco perché il giudice considera una concessione farmi passare lo stesso tempo con mia figlia rispetto alla madre. È mia figlia, tanto quanto lo è per la madre! Lo stesso concetto però non è applicato alle spese: perché devo sostentare mia figlia con cibo, vestiti, cameretta spese vive ecc sia a casa mia che a casa della madre?

Non sto a scendere in ulteriori dettagli ma, putroppo, parlando con le tante persone che ogni giorno incontro, vengo a conoscenza di altre situazioni identiche alla mia, dove il trattamento nei confronti degli uomini è sempre lo stesso.

Bene credo sia ora di cambiare, ora di dare valore alla figura paterna, perché noi padri separati non siamo tutti pessimi o disgraziati.

Grazie dell'attenzione"

Nicola*

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