"Gentile redazione,

capisco che di questi tempi in cui l'argomento principale è il prezioso latte (s)versato dagli allevatori sardi che si battono per la loro sopravvivenza economica.

Sono però passate, per il momento, in secondo piano le richieste dei nostri emigrati per ottenere tariffe meno esagerate per traghetti ed aerei, e non si discute più di presunto monopolio e di mancanza di concorrenza fra i vettori di terra e di cielo. Della continuità territoriale, poi, nemmeno l'ombra.

Ormai non si sentono più proteste per le ferrovie circa la lentezza dei treni, la mancata riapertura delle fabbriche metallurgiche di Portovesme, della mazzata finale con la chiusura di Arbatax, del polo di Ottana e delle ormai (quasi) estinte fabbriche del tessile del Marghine e l'agonia di Macchiareddu.

Il tutto passa sotto il silenzio complice di quasi tutti i politici, eppure siamo in piena campagna elettorale ma, sembra non interessi a nessuno della sorte di noi sardi, quasi fosse una vergogna pretendere da Roma i nostri diritti e li chiedono solo alla fine legislatura allo stato italiano quanto sino ad oggi negato.

Con questo scritto non mi riferisco solo ai milioni di euro che il Presidente Pigliaru ha richiesto a Roma ormai a 'babbo morto' ma, vorrei puntare il dito contro una consuetudine degli enti nazionali che in Sardegna ritardano e/o spesse volte negano del tutto quanto spetta anche come risarcimento a chi per invalidità civile, e/o per malattia professionale ed a causa del lavoro ha perduto la salute, ed a volte la vita, a causa di ambienti di lavoro morbigeni.

Possiamo augurarci che tutto ciò cambi?

Grazie dell'attenzione".

Dino Madeddu

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