Pubblichiamo oggi la segnalazione di un lettore circa i numerosi agriturismi sardi che, pur definendosi tali, offrono ai turisti ben poco della tipicità e della genuinità locale.

La riflessione è che forse le attuali leggi non tutelano al meglio chi scrupolosamente svolge invece il proprio lavoro, offrendo al visitatore un'esperienza unica e di qualità.

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"Cara Unione,

sai per caso dove è finito il vero agriturismo sardo?

La Sardegna è composta da 24.090 km² di diversità naturali, di ricette culinarie, di lingue, di profumi, di sapori, di facce, di colori. Sempre più turisti scelgono di passare le loro vacanze nella nostra terra perché siamo ricchi di questi tesori, accettando anche i costi dei traghetti e i disagi che certe volte devono affrontare per cercare quell'ambiente rustico che ci ha resi famosi e di cui andiamo fieri.

Anche io partendo da Iglesias, insieme alla mia ragazza, ho intrapreso un viaggio di 15 giorni nel nord Sardegna per fare il "turista in casa". Non siamo critici di qualche rivista di cucina o tour operator, siamo e ci siamo goduti una vacanza da turisti.

Le nostre tappe di massimo 2-3 giorni venivano decise all'ultimo momento, prenotando presso gli agriturismi che trovavamo in strada. Ma siamo proprio sicuri che tutte queste aziende che si definiscono "agriturismo" meritano questo nome?

Lungo la nostra strada abbiamo trovato: agriturismi che non hanno animali, agriturismi che non hanno una piantina di pomodori, agriturismi che ad agosto servono i funghi autunnali, agriturismi che servono dolci tipici non fatti in casa, di quelli che possiamo trovare in pasticceria oppure al market. Ma l'Agriturismo non dovrebbe servire piatti di stagione? Non dovrebbe portare in tavola prodotti coltivati o trasformati in azienda?

In 15 giorni solamente uno ci ha sorpreso. Solamente uno ha un orto dove abbiamo visto e mangiato le verdure di stagione, abbiamo visto galline e uova, maiali e salsicce, cavalli, pecore, mucche, formaggi e ricotte. Abbiamo mangiato ravioli preparai con il grano sardo e seadas condite con il miele di castagno e corbezzolo, abbiamo dormito con frasi di Grazia Deledda sul muro e libri sul comodino.

È vero che abbiamo visitato solamente sei agriturismi come è vero che ci sono tante aziende che lavorano giudiziosamente, ma è anche vero che le leggi attuali permettono, forse, a troppe strutture di fare agriturismo anche se agriturismo non sono: dovrebbero chiamarsi ristorante, punto di ristoro o che so io, in modo tale che se un viaggiatore cerca un vero agriturismo non cada nella trappola del finto agriturismo a discapito di chi quelli che il lavoro lo fanno con dedizione e sacrificio. Io sono sardo e conosco i sapori sardi perché i miei genitori e i miei nonni me li hanno fatti conoscere.

Penso che se andiamo avanti così le vere ricette tipiche, le vere tradizioni andranno piano piano a scomparire. E l'ospitalità autentica si trasformerà in una reception col tablet".

Silvano Boi - Iglesias

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