Pubblichiamo oggi la riflessione di una lettrice sulla parità di genere, a suo avviso anche una questione di prosperità economica.

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"Gentile redazione,

ho letto con interesse l'articolo pubblicato il 21 luglio sull'Unione in cui la consigliera regionale di Parità Maria Tiziana Putzolu ha evidenziato la mancanza di equilibrio di genere nelle Giunte dei comuni Sardi, spiegando che non si tratta solo di adempiere ad una legge ma anche di rappresentare in modo realista la nostra realtà, composta in uguale misura da cittadine e cittadini.

Sono assolutamente d'accordo con la Consigliera e mi permetto di aggiungere che la parità di genere è anche una questione di prosperità economica.

Secondo l'Istituto Europeo per l'Uguaglianza di Genere (EIGE), il miglioramento dell'uguaglianza produrrebbe in Europa fino a 10,5 milioni di posti di lavoro in più entro il 2050, oltre a un aumento del PIL pro capite fino al 9,6% e un tasso di occupazione nell'UE che raggiungerebbe quasi l'80%!

La Sardegna ha in questo momento una importante opportunità per bilanciare la disuguaglianza di genere nell'Isola. Si tratta dei 930 milioni di euro (465 provenienti dall'UE ed il resto dalla Regione Sardegna) dei cosiddetti "Fondi Strutturali e di Investimento Europei" programmati dalla Sardegna attraverso i POR (programmi operativi regionali). Per dirla con l'Assessore regionale alla Programmazione Paci, sono finanziamenti "per noi vitali, soldi importanti che dobbiamo assolutamente spendere rapidamente e bene". Bene significa anche rispettare le regole europee, e queste regole prevedono, tra l'altro, l'obbligo di applicare il Principio della Parità tra uomini e donne in tutte le fasi, dalla programmazione sino all'attuazione ed alla valutazione dei risultati.

Non è la prima volta che l'Unione Europea prende in considerazione la dimensione di genere nei finanziamenti che destina alle regioni d'Europa, ma sembra che questa volta sia maggiormente determinata ad ottenere dei risultati concreti.

In particolare, le relazioni che devono essere presentate ogni anno dalla Regione a Bruxelles devono indicare obbligatoriamente le misure che sono state adottate in materia di parità e dimensione di genere, dando la possibilità di valutarne l'impatto nei nostri territori soprattutto in termini di qualità degli interventi, elemento indispensabile per misurare i concreti cambiamenti in termini di uguaglianza.

Per far questo non basta semplicemente prevedere, ad esempio, che una percentuale dei beneficiari di un intervento siano donne o persone svantaggiate! Inoltre, l'eliminazione delle lacune e delle disuguaglianze di genere dovranno essere dimostrate anche nelle attività di comunicazione e di informazione circa i programmi e le azioni sostenute con i fondi europei. Ciò richiede un impegno concreto in un aspetto tanto importante quanto sottovalutato: il linguaggio non sessista.

La Sardegna sta approfittando di questa opportunità?".

Violeta Martin Pedregal, Antropologa ed esperta in Affari sociali ed europei - Cagliari

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