Pubblichiamo oggi la riflessione di una lettrice sul tema della discussione aperta e relativa al nuovo obbligo, per le maestre, di essere in possesso di un titolo di laurea, pena l'esclusione dalle graduatorie.

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"Gentile redazione,

mi si torce lo stomaco ogni volta che una maestra in possesso di un diploma magistrale, che sia o meno una mia collega, afferma che dopo la decisione della Plenaria loro non potranno più insegnare. Ed è proprio questo il messaggio che sta passando all'opinione pubblica, maestre licenziate perché non laureate!

Queste care colleghe che si sono incatenate davanti al Miur, portando avanti scioperi e dimostrazioni, sono contrarie al dover tornare in seconda fascia (dove sono collocati i laureati) perché dopo anni e anni di servizio non possono ritornare a fare supplenze lontano da casa e che poi saranno retribuite con non poco ritardo... i laureati invece sì, devono fare la gavetta!

Perché 5 anni di studio, 30 esami, innumerevoli laboratori e 600 ore di tirocinio sono pochi?

Le stesse però sono contrarie al vincolo dei 36 mesi di servizio negli ultimi otto anni, il che non dovrebbe essere minimamente un problema dal momento che si vantano di aver portato avanti la scuola italiana negli ultimi decenni.

Alcune forze politiche propongono addirittura una sanatoria che apra le Gae (Graduatorie ad esaurimento) a tutti quelli che abbiano conseguito il diploma magistrale prima del 2002, in questo modo anche mia zia, casalinga cinquantenne, avrebbe diritto al ruolo prima di me, laureata magistrale.

Ora mi chiedo: come si può minimamente pensare che queste richieste siano legittime?

Come può una qualsiasi forza politica fare propria questa battaglia, sacrificando la qualità della scuola italiana?

Probabilmente la formazione delle generazioni future non ha poi così tanta importanza".

Ida De Luca

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