Pubblichiamo oggi la riflessione di un lettore circa il difficile iter di selezione che lo ha visto coinvolto nel recente Sardinian Job Day, e che gli ha suscitato qualche dubbio e non poche domande.

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"Gentile Redazione,

scrivo per condividere con voi una seria riflessione circa il Sardinian Job Day, evento dedicato al lavoro e tenutosi a Cagliari alla fine del mese di gennaio scorso.

Mi preme darne risalto ora anche in considerazione del fatto che proprio in questi giorni mi è stata confermata via mail, con poche e laconiche battute, la mia esclusione dall'opportunità lavorativa (di magazziniere stagionale ) a fronte di cui avevo proposto la mia candidatura.

Le motivazioni di tale esclusione, per cui ho chiesto chiarimenti all'azienda dove ho effettuato il colloquio, sono state per lo più legate alla mia mancanza di esperienza settoriale per il settore specifico.

Quello che tuttavia mi chiedo è: ma se a fronte di oltre 20.000 curriculum pervenuti il mio è stato selezionato nel range ristretto dei 5000 che aspiravano ad uno dei circa 3000 contratti (stagionali) che facevano da vetrina all'evento, perché devo sentirmi rispondere a posteriori che nel mio cv non c'è esperienza nel settore? Ma non potevano capirlo prima di farmi fare 700 km fino a Cagliari?

Forse perché invece tutto ciò contribuiva a far numero e a rendere la scena teatrale ancora più accattivante e con più comparse al cospetto e agli occhi degli spettatori ?

Chi ha fatto la grande scrematura, escludendo di fatto e stando ai numeri dichiarati dagli organizzatori, 15.000 PERSONE, non pezzi di carta ma PERSONE, con quali strumenti e criteri ha agito?

Non profondo, sia chiaro ciò, in dramma il fatto di non essere stato "prescelto", semplicemente perché i miei orizzonti professionali futuri prevedono se Dio vorrà, percorsi di altra natura, rivendico tuttavia il principio di trasparenza , correttezza e RISPETTO nei confronti di chi oggi vive il grande problema della disoccupazione nell'Isola.

Al Sardinian Job Day mi sono sentito come un reporter inviato in zone di guerre, dove a combattere sono famiglie intere che con i curriculum in mano ed in ordinata fila indiana alle sei del mattino cercano e sperano in un futuro seppur effimero che nel migliore dei casi svanirà dopo tre o quattro mesi di stagione estiva. È una guerra subdola, che lacera la dignità di un popolo intero e che fa male al cuore.

Credo, dunque, che almeno sia necessario il rispetto per chi ha partecipato, e mi piacerebbe molto conoscere i dati reali e concreti riflessi da questo evento, i numeri e la natura dei contratti che ad oggi sono stati redatti e le prospettive temporali delle posizioni regolarizzate.

Mi piacerebbe, per chiudere, sapere quante speranze e sogni di quelle famiglie e giovani di quei momenti si sono poi concretizzati nella realtà.

Grazie dell'attenzione"

A.T.

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