Pubblichiamo oggi la riflessione di un lettore sul dibattito sollevatosi, anche sulle nostre pagine, sule tema della legalizzazione delle droghe leggere.

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"Gentile redazione,

capisco e apprezzo la condivisione dei pensieri di alcuni lettori, ma vorrei controbattere a chi esprime giudizi e tira conclusioni con una palese e scarsissima conoscenza dell'argomento trattato.

Per problemi di spazio, non posso elencare tutti i benefici (economici e non solo) che la legalizzazione ha portato nei Paesi che hanno regolamentato l'uso delle droghe leggere negli ultimi anni.

Posso dire, però, che non conosco venditori abusivi di alcolici o sigarette: sicuramente esistono, ma hanno smesso di fare milioni un secolo fa.

Eppure esiste una fascia ampia di "clandestini" che bevono e fumano. E dubito che la soluzione migliore sia smettere di vendere alcolici o tabacco.

Posso dire che l'aumento dell'utilizzo delle droghe pesanti in nessun modo può essere collegato alla regolamentazione dell'uso della cannabis: è una castroneria immensa, un'ipotesi impensabile.

Non ha senso indicare la vendita e magari il consumo in posti autorizzati e ad una clientela selezionata, come aspetti negativi; così come non ha senso pensare che il mercato illegale non subisca conseguenze disastrose, e che addirittura trarrebbe benefici dalla legalizzazione.

Il proibizionismo ha fallito. È un fatto.

È necessario informare ed informarsi meglio sulla cannabis, sui vari tipi e sul consumo e sulle conseguenze dell'uso prolungato, che sia chiaro: POSSONO ESSERE SPIACEVOLI.

Ma la regolamentazione delle droghe leggere è, per mille motivi reali, un dovere che prima o poi qualcuno dovrà compiere".

Paolo Vistosu

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