"Cara Unionedelcuore,

non so se si possa parlare di cuore quando si parla di badanti in famiglia. Di sicuro si parla di cuore riferendosi ai loro "badati". Mia madre, arrivata a 75 anni senza neppure un raffreddore, vedova da quando ne aveva 32, mi ha cresciuto al meglio con intelligenza e intraprendenza, senza il conforto di un compagno perché lei un uomo aveva sposato e quello era anche se ormai non c'era più.

Di punto in bianco ha rischiato di passare a miglior vita con la stessa velocità con cui un incidente le aveva portato via mio padre. Lei ci sarebbe andata volentieri, diceva, tanto la sua vita l'aveva vissuta. Invece Qualcuno aveva deciso che l'ora non era quella.

Una sera d'estate di 3 anni fa va a mangiare la pizza con una sorella, più giovane di 5 anni. Classica pizza e birra ghiacciata. Una concessione che si permetteva almeno una volta al mese. Quel giorno però, ancora a tavola, un dolore lancinante allo stomaco la tiene incollata alla sedia. Suda freddo, vede sfocato, le braccia abbandonate lungo il corpo; vede i tavoli del ristorante muoversi da soli e i clienti sembrano intenti in una danza senza ritmo. Questo mi ha raccontato quando si è ripresa.

Svenimento. Ambulanza, ospedale. Si pensa a una brutta congestione. Io arrivo in un baleno. Autorizzo Tac, risonanza magnetica e gastroscopia. Responso: tumore esteso a due terzi dello stomaco. Intervento, asportazione. Torna a casa col suo rimasuglio di organo ed è come alimentare un neonato, senza la voracità del neonato, ma con tutte le attenzioni tipiche: peso alimenti, sterilizzazione strumenti, igiene personale, pappa ogni due ore. Appena può affrontare il viaggio la porto a casa con me.

È qui che entra in ballo la badante. Faccio la ricerca, seleziono, faccio colloqui, prove. Un girone infernale a ritmo di una ogni due settimane per qualche mese, fino a trovare quella che sembrava giusta. Giusta?, professionalmente sì, strapagata per la sua prestazione e per la gentilezza. Persino per una parvenza di amore che sembrava "somministrare" a mia madre, in mia presenza, insieme alle terapie sotto il controllo saltuario di un medico e di un'infermiera. Mi sentivo tranquillo: dopo aver licenziato quella che non parlava italiano, quella che pensava solo a se stessa, quella che viveva nello sporco e nel disordine, quella che stava solo e sempre al telefono, quella che credeva di fare la dama di compagnia e tante altre terribili situazioni, Irina sembrava quella giusta. Sembrava un angelo mandato dal cielo.

Nessuno avrebbe potuto immaginare che - conquistatasi la mia fiducia e quella di mia madre - avrebbe messo in atto uno dei più terribili delitti si possano perpetrare a un essere umano: dopo due anni di "onorato lavoro" ha organizzato un vero e proprio saccheggio in casa mia, in piena notte, con la complicità di una banda di amici che si sono portati via tutto ciò che di valore c'era approfittando di una vacanza che io e mia moglie ci eravamo concessi dopo quel periodo che ci aveva stravolto la vita e la quiete domestica.

Irina ovviamente dormiva - ha detto - e non si è accorta di nulla fino alla mattina.

Ora mi chiedo: chi tutela i "badati" davanti a badanti disoneste e senza scrupoli? E per quante buone badanti ci siano (ma dove trovarle?) quante farabutte e delinquenti sono in circolazione?

Racconto la mia esperienza per mettere in guardia chi dovesse trovarsi nella mia condizione. Una condizione di impotenza che niente e nessuno ha potuto colmare. Unica soddisfazione il licenziamento in tronco - ovviamente impugnato - e il pagamento di mancato preavviso oltre a tutte le competenze previste dal regolare contratto di lavoro in essere. E la costante paura che potesse vendicarsi.

Morale: mia madre si è ripresa sotto le cure di mia moglie che si è messa in aspettativa dal lavoro, e dopo 10 mesi ci ha lasciato per una recidiva. Il mio più grosso rimpianto è non averla da subito curata così."

F.C.

(sardo di Genova)

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