Riceviamo e pubblichiamo la lettera di Gianmarco Zucca, interinale della Portovesme che dal primo aprile resterà a casa e rivolge un accorato appello al presidente Christian Solinas.

***

Buongiorno presidente, sono un lavoratore interinale della Portovesme srl.

Lavoro in fabbrica da 15 anni e purtroppo dal primo aprile sarò a casa: mi sono trovato insieme a due miei colleghi nella spiacevole situazione di essere sostituto da altre persone. 

Nel mese di marzo la società ci ha affiancato in ufficio (il bilico sud, che gestisce l'ingresso e l'uscita dei mezzi pesanti) delle persone, in modo che imparassero il nostro mestiere e ci sostituissero, cancellando tutto quello che abbiamo fatto con un colpo di spugna.

Inutile dire che trovarmi in questa situazione dopo 15 anni nello stesso posto di lavoro è per me umiliante, sapere che sto insegnando al mio "assassino lavorativo" come affilare la lama che mi ucciderà mi deprime.

Con il mio stipendio provvedo a me stesso, a mia moglie e a mia figlia.

Sapere che verrò sostituito così, come uno strumento, nonostante i 15 anni di lavoro serio che ho svolto, mi fa male. Mi sento mio malgrado protagonista di un’ingiustizia che non posso combattere, che devo digerire e mandare giù.

E ora se penso al mio futuro la mia testa vaga negli scenari peggiori, non so più in chi e in cosa credere.

Mi è venuto in mente lei, presidente Solinas, così vicino alla nostra vicenda, così determinato ad aiutarci, così combattivo contro questa triste realtà. Io ho voluto farle conoscere anche questa situazione, spero che leggerà queste parole che le scrivo con le lacrime agli occhi.

Gianmarco Zucca

© Riproduzione riservata