Cara Unione,

devo costantemente monitorare i valori dei vari farmaci che assumo. Solitamente eseguo i prelievi presso una struttura privata a Quartu Sant'Elena, in regime di esenzione per patologia.

Essendomi poi informato mediante il mio medico di famiglia, sono venuto a conoscenza che il poliambulatorio del mio paese, ossia Burcei, dava la possibilità di eseguire i succitati esami del sangue comodamente in loco. Mi sono allora immediatamente adoperato per contattare la struttura in questione, per informarmi sull'iter da seguire. Ho provato per giorni a mettermi in contatto telefonicamente con i vari operatori che orbitano intorno alla stessa con scarsi, anzi direi nulli, risultati. Dopo che per giorni mi sono cimentato inutilmente in questo vano tentativo, ho deciso infine di recarmi personalmente presso la struttura medesima.

Inutile dire che in loco non ho trovato nessuno a cui rivolgere le richieste di informazioni, inerenti quelle che erano le mie esigenze. Mi sono, allora rivolto ad una ragazza, mia paesana dipendente del comune di Burcei casualmente lì presente, che mi ha informato gentilmente, anche se non era di sua competenza, sull'iter da seguire. Mi ha spiegato che i prelievi di sangue venivano effettuati previo appuntamento telefonico. Io allora le ho detto che era da giorni che provavo a contattare gli operatori della Ats del nostro poliambulatorio, ma che non mi aveva mai risposto nessuno.

Al che le ho chiesto se si poteva prenotare direttamente di persona, ma mi è stato detto che si poteva fare solo telefonicamente. Io allora ho esternato il mio pesante disappunto davanti ad alcuni anziani che lamentavano la stessa difficoltà, riferendomi che addirittura anche loro e tanti altri coetanei, nonostante il diritto a poter usufruire della prestazione gratuita in loco, erano invece costretti a intraprendere, mi sia concesso il termine, i "viaggi della speranza" verso strutture private del capoluogo o limitrofe, quindi lontane dalla loro residenza, con tutta quella serie di difficoltà di carattere logistico, nonché economico, connesso agli spostamenti fuori porta.

La mia indole combattiva, da quasi "Don Chisciotte del Sarrabus", mi ha allora spinto a farmi portavoce di chi spesso viene messo ai margini della società, come capita spesso con gli anziani o disturbati mentali, che il più delle volte non hanno gli strumenti per far sentire le loro "grida di sofferenza".

E' assurdo che alle soglie del terzo millennio, in un Paese civile, si debbano ancora vivere queste situazioni di disservizio estreme, laddove vi è personale preposto a tale compito, che non ottempera adeguatamente a quelle che sono le proprie mansioni.

Io, che per mia fortuna non ho problemi di mobilità, posso con l'esborso di 15 euro, che è il prezzo della benzina di cui la mia auto necessita per "scendere" a valle, recarmi tranquillamente presso il laboratorio analisi privato ed eseguire le stesse. Quello che non trovo giusto è che io e tutti i miei compaesani, pur avendo un servizio pubblico in loco, dobbiamo far ricorso ad una struttura privata che, vista la nostra esenzione dal ticket, viene ad essere remunerata dall'Ats, quindi incidendo con un aggravio maggiore sulla collettività, in quanto pagata con soldi di tutti.

Spero che questo grido di sofferenza di una intera collettività, non passi inascoltato, ma giunga ai palazzi del potere. E chi ne ha l'autorità prenda le dovute iniziative, atte a scongiurare il perpetuarsi di questo consolidato disservizio verso una comunità che si sta sempre più assottigliando, per mancanza di lavoro e purtroppo anche di civiltà.

Attilio Franco Zuncheddu – Burcei

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