"Cara Unione,

la mattina della vigilia di Natale dei primi anni ’60. Allora, non avevo più di 5 anni. Mia madre, già impegnata ai fornelli per il cenone del 24, mi vestì per andare insieme a mio padre a comprare il carbone per l'arrostitore nel quartiere Villanova.

Sì, perché a quei tempi non si parlava di 'barbecue', ma di arrostitore, visto che in quegli spiedi giravano cose serie, mica hamburger e wurstel, ma cordulas, maialetti e file di tordi alternati con una fettina di pane ed una di lardo.

Quella vigilia del ’66 la mattina era un po’ nuvolosa ma gaia. Aiutata da mia madre indossai il cappottino celeste con il colletto di velluto blu ed un berrettino di lana bianco adornato ai bordi da piccoli fiorellini colorati, ricamati dalla zia Pina. Insieme a mio padre Ruggero uscimmo con il 1100 FIAT, inghiottiti dal traffico della festa. Ricordo che durante il tragitto, mi parlava della sua infanzia a Lanusei e dei Natali trascorsi in famiglia con i camini accesi mentre fuori fioccava la neve.

Dopo gli acquisti imboccammo la via San Rocco e proprio in cima alla salita il traffico rallentò bruscamente costringendo mio padre ad un'improvvisa frenata; il suo braccio disteso per tenermi ben salda al sedile…a quei tempi non c’erano le cinture di sicurezza. In quel momento, ad un tratto, mi si spalancò la vista del Mercato di San Benedetto con la folla indaffarata a fare acquisti.

Il sole uscì timido dalle nuvole, inondando tutto di un’aurea lievemente giallo arancio, lo stesso della buccia dei mandarini in bella mostra nelle cassette degli ambulanti negli angoli della strada, giù fino all’ingresso del mercato.

Fu un attimo ma ricordo che pensai: 'Questo momento lo voglio portare con me per sempre'. Ed oggi mi stupisco come una bambina così piccola potesse avere coscienza della magia di quell'istante, racchiuso nella sincronia dei colori e nell'abbraccio protettivo di suo padre.

Una magia che, mi auguro, potrà perdurare anche negli occhi delle generazioni future".

Cordialmente".

Silvia Tedde

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