«Cara Unione,

finisce l’estate e le famiglie si ritrovano ai blocchi di partenza per iniziare un nuovo anno scolastico.

Pronti…partenza…sciopero!

Meno di un mese dall’inizio dell’anno scolastico ed abbiamo già collezionato un paio di scioperi generali e, varie ed eventuali, assemblee sindacali.

Ecco cosa succede nelle famiglie del 2023:

Ore 18: trillo che segnala un messaggio nella chat di classe (già inquietante di per sé). È la rappresentante di classe che comunica il “possibile” sciopero seguito da un rassicurante “state tranquilli, forse le maestre non aderiranno”.

Lo sciopero, si sa,  si basa sull’effetto sorpresa, perciò scopriremo solo alle 8:30 se:

a.       I bambini entreranno e faranno orario regolare;

b.       I bambini entreranno ma usciranno alle 10.30;

c.       I bambini entreranno ma usciranno alle 10.30 e potranno rientrare alle 13:00, senza mensa;

d.       I bambini non entreranno a scuola.

Sono le 8:45 e davanti alla scuola si dà il via alle rapidissime consultazioni tra chi può prendere i bambini, chi può tenerli a casa, chi ha una tata che riesce a gestirne anche  4 contemporaneamente…tutte le soluzioni sono al vaglio.

Si consegnano deleghe per il ritiro del bambino praticamente a chiunque.

Nel caos generale si avvisa il posto di lavoro e si moltiplicano i sensi di colpa perché il senso di inadeguatezza, su entrambi i fronti (quello lavorativo e quello genitoriale), monta.

Chi non può permettersi di godere del brivido di scoprire la mattina stessa se potrà recarsi al lavoro si organizza la sera precedente: Marta la sera prima andrà a fare un pigiama party a casa di Emma, Alessandro alle 7:30 verrà accompagnato dal padre a casa di Pablo, mentre la tata di Serena si occuperà anche di Edoardo, Elisa e Roberta, Maria andrà in ufficio con la mamma. E stendiamo un velo pietoso sui genitori che hanno più di un figlio e magari in cicli scolastici diversi, lì siamo nel campo dell’eroismo.

La scuola che è sostegno educativo per eccellenza non si è accorta del trascorrere del tempo e ci catapulta negli anni ’50.

Le famiglie non protestano perché il punto della questione non è il diritto sacrosanto allo sciopero, ma il fatto che l’effettivo disagio venga subito esclusivamente dai fruitori del servizio scolastico, spesso senza sortire nessun effetto rispetto alle richieste di insegnanti e personale ATA.

Tristemente ci si rende conto che il ruolo della scuola sta cambiando. È cambiato. È cambiato ma in controtendenza rispetto ai bisogni delle famiglie e rispetto alle richieste del mondo del lavoro ed a genitori e bambini non resta che prenderne il lato positivo: rimboccarsi le maniche ed imparare l’arte di arrangiarsi».

Francesca

***

Potete inviare le vostre lettere, segnalazioni e contenuti multimediali a redazioneweb@unionesarda.it specificando il vostro nome e cognome e un riferimento telefonico. Nell'oggetto dell'email chiediamo di inserire la dicitura #CaraUnione.

(La redazione si limita a dar voce ai cittadini che esprimono opinioni, denunciano disservizi o anomalie e non necessariamente ne condivide il contenuto)

© Riproduzione riservata