"Gentile redazione,

è trascorso un giorno dall'8 marzo, festa della donna: ogni anno, consuete celebrazioni e sete di rivalsa. Ritorna alla mente la poesia di Marino Moretti 'Le prime tristezze', col verso sconsolante 'Ma l'ore, l'ore non passavan mai!', riferito all'adolescente che salta una lezione illudendosi di divertirsi, e si accorge quanto tale evento eccezionale, che potremmo considerare l'8 marzo, trascorra spesso con noncuranza, troppa retorica e illusioni perdute.

Perché accade questo in Italia? Semplice: la nostra mentalità preponderante è imperniata, nonostante qualche anima bella si illuda di negarlo, su uno straripante maschilismo che non risparmia nessun campo e releghi l'altra metà del cielo, che dovrebbe usufruire di eguali diritti, al vecchio e decrepito ruolo di 'La donna, la casa, il bambino', emblema tramandatoci dal Ventennio del secolo scorso, dimenticando che anche l'altro genitore, in non pochi Paesi, è parte attiva nella compartecipazione famigliare.

L'Unione Sarda ha fatto un'ampia e dettagliata analisi, ha rammentato a milioni di distratti quanto otto violenze domestiche su dieci riguardanti le donne avvengano nelle impenetrabili mura domestiche, e la grande maggioranza degli autori non siano i 'diversi'.

Maria Francesca Chiappe ha redatto 'Le donne nelle cronache de L'Unione Sarda': una pubblicazione che infonde orgoglio a noi corregionali della numero uno Grazia Deledda; peccato che nel quadro generale tali presenze siano largamente minoritarie, al cospetto dello strapotere del sesso forte.

Barbara Serra, dalla sua posizione estera, ha invocato di non perdere la speranza, nonostante il mortificante 70esimo posto mondiale da noi occupato, citando gli Stati dove viceversa il ruolo femminile risulta all'avanguardia, col poker dei 'soliti sospetti' (forse parafrasando la storica frase del capolavoro 'Casablanca' con Humphrey Bogart?), costantemente occupato da decenni da Islanda, Norvegia, Svezia, Finlandia. Il nord dell'Europa. Curiosamente, ma non troppo, posti dove da tempo è in auge anche il sacerdozio femminile.

Perché questi Stati posseggono tali prerogative? Credo di conoscere bene gli ambienti: trasmetto la mia esperienza. Frequentavo la terza media: la prof di inglese ebbe la benemerita idea di farci corrispondere con ragazzine sparse in tutta Europa, per ampliare la conoscenza e la dimestichezza con la lingua inglese. A me spettò in sorte un'adolescente più piccola di un anno, una dodicenne. Quando ricevetti la sua prima lettera, rimasi sconvolto: scriveva qualche frasetta in italiano, anche se grammaticalmente lacunoso, e la sua destrezza nella lingua di Shakespeare, rispetto alla mia, straripante.

Abbiamo corrisposto per tanti anni, ci siamo conosciuti, sono amico di tutta la sua famiglia: ignoro cosa sia il destino, di certo i casi della vita hanno fatto sì che stabilissi qui da non pochi anni la residenza.

La donna, da queste parti, la si vede affrontare con disinvoltura anche ruoli prettamente maschili in Italia, vedasi la partecipazione attiva durante il lunghissimo inverno all'intervento personale per evitare che il Paese rimanga paralizzato nei trasporti, centri cittadini, manutenzione di strutture pubbliche. La scuola è all'avanguardia: ogni docente di qualunque disciplina parla correntemente tre lingue. Ma c'è dell'altro: la donna in molti enti, compresa la politica, è ai vertici, carta stampata inclusa; ho accanto a me il quotidiano regionale cui sono abbonato: dei cinque massimi responsabili, tre appartengono al gentil sesso.

E in Italia? Ch'io sappia, solo Barbara Stefanelli è vicedirettore del Corriere della Sera, e fino a qualche anno fa un'altra giornalista dirigeva L'Espresso. Perché il Belpaese è così arretrato, maschilista?

È da questi princìpi che bisogna iniziare per cambiare usi e costumi: in caso contrario l'8 marzo sarà solo un abbaiare alla Luna".

Mario Sconamila - Finlandia

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