"Gentile redazione,

dall'alba di martedì 4 novembre del 2008, per quasi tre ore, con inaudita intensità e violenza, un temporale imperversava su Furtei.

Francesco Saruis, allevatore di Furtei, alle otto corre al Flumini Mannu dove ha le pecore. Con quella pioggia c'è il pericolo che si allaghi l'alveo del fiume, lì le sue pecore al pascolo rischiano grosso. Poco dopo quel che temeva succede. Racconta lui stesso: "Il fiume mi ha circondato e sono rimasto su un isolotto che si rimpiccioliva sempre più sotto i miei piedi. Con me le poche pecore che sono riuscite a mettersi in salvo e intorno a me solo acqua marrone che scorreva furiosa. Qualcuno mi ha visto e ha offerto subito aiuto".

Intanto, fuori dall'abitato, il fiume scorre furioso, ricopre le carciofaie, i campi arati e porta via tutto quello che incontra. Si vede galleggiare di tutto. Francesco rimane aggrappato all'isolotto che gli si rimpicciolisce sotto i piedi. Il suo cane, in salvo, cerca in tutti i modi di entrare in acqua per raggiungere il pastore e le sue pecore, una ragazza della Protezione Civile lo prende e lo allontana.

Finalmente un elicottero dei vigili del fuoco mette in salvo Francesco e per lui la prima pagina dell'Unione Sarda del giorno dopo.

La tristezza, quel martedì 4 novembre del 2008, aleggiava già su Furtei e sembrava che anche il cielo si fosse unito al pianto per la scomparsa del piccolo quindicenne Edoardo. Solo quindici anni e tre giorni, aveva. Era vivace e pieno di vita. Il giorno prima era stato di pianto, di cordoglio e dell'ultimo saluto. Il pomeriggio del primo novembre veniva travolto da un'auto mentre in bicicletta scendeva lungo la strada che da Sanluri porta a Furtei. La sera stessa, in ospedale, non ce l'aveva fatta, nonostante l’abnegazione dei medici e le preghiere dei molti che attendevano di fronte alla Rianimazione, lasciando tutti inebetiti e increduli.

Il piccolo Edoardo (foto dal lettore Delio Scano)
Il piccolo Edoardo (foto dal lettore Delio Scano)
Il piccolo Edoardo (foto dal lettore Delio Scano)

Quante occasioni aveva avuto, quel pomeriggio, per non essere su quella strada a quell'ora! Molti compagni lo avevano contattato, chi per invitarlo ai campetti per una partita di calcio, chi per vedersi in piazza, chi per altro. Tutto era stato inutile! A quell'ora aveva un appuntamento in quel luogo.

La morte di Edoardo ha rappresentato, per molti suoi compagni, un prima e un dopo, e ancora spinge a riflettere, a interrogarsi, a ricercare un senso nella perdita e soprattutto rimane molto dolorosa da accettare e sopportare.

La sua assenza ha lasciato un vuoto, incolmabile per molti suoi compagni, e soprattutto per i genitori per cui il dolore per la perdita di un figlio non finisce mai. Uno dei cugini ha voluto anche ricordarlo mettendo il nome Edoardo al suo primo bambino nato ad Aosta come lui.

Dieci anni sono passati. Già dieci anni".

Delio Scano

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