"Cara Unione

scrivo direttamente al presidente Solinas perché vorrei provasse a sedersi in cattedra, anche pochi minuti, in una prima superiore per non avere dubbi sull’importanza di quel 25% di lezioni in presenza.

L'ortografia, l'esposizione orale, ma anche la semplice postura, sono state dimenticate: i soli quattro mesi di lezione dello scorso anno si sentono tutti e chiudere ancora sarebbe più che deleterio, disastroso.

La Sardegna non è la Lombardia, il gap è fortissimo, noi non possiamo permetterci la chiusura delle aule per tanto tempo: oltre all’impreparazione, andiamo a incrementare ancora il dato della dispersione scolastica, in cui già vantiamo un triste primato nazionale.

Stiamo alimentando ulteriormente la 'generazione Covid': teniamo anche quel solo 25%, lasciamo che le scuole si organizzino tenendo in piedi i corsi che più soffrirebbero di una chiusura. Fasce deboli, prime insicure, quinte maturande: non spezziamo del tutto il filo sociodidattico con le aule, e ripartire sarà più facile.

Quei cinque minuti di cattedra serviranno anche a non aver dubbi su quanto la scuola sia sicura in termini di distanziamento, e i bus, per l’ingresso alle nove, sono ormai sostanzialmente vuoti: stando a casa, i ragazzi, fianco a fianco con genitori e nonni, sono un pericolo assai maggiore".

Gianfranca Masia - Professoressa

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