Villagrande, i lecci “danzanti” di Erbelathori
Qui i ginepri dalle forme impossibili si ergono come guardiani da oltre 200 anniPer restare aggiornato entra nel nostro canale Whatsapp
Non è un’escursione. O meglio non solo. È anche un passaggio. Un varco tra due mondi: quello che corre nella nostra quotidianità e quello che resiste ai secoli. E si trova nel cuore più duro e intatto dell’Ogliastra, dove esiste e resiste una foresta tutta da attraversare: i lecci di erbelathori di Villagrande Strisaili che danzano sulla terra.
La montagna non fa sconti. Le pietre non mentono. Gli alberi parlano, ma piano. Il sentiero si infila dentro la vegetazione fitta come una prova di iniziazione. Ogni passo scricchiola, ogni curva apre un mondo. Ginepri dalle forme impossibili si ergono come guardiani da oltre 200 anni.
I lecci monumentali si stagliano contro il cielo con la calma dei millenni. Alcuni sono così grandi che per abbracciarli non bastano due uomini. A uno di questi si è intrecciata una grossa edera, che lo avvolge come un voto silenzioso: restare, insieme, fino alla fine.
E qui la natura resiste con ostinazione. Si cammina lungo il letto dell’Accu Tedderi, un corso d’acqua che sgorga dalle viscere del Gennargentu e non si secca nemmeno ad agosto. Dove tutto intorno è arsura, lui continua a correre. Dentro le sue pozze profonde, nuotano le trote. Vicino alla riva si muove la biscia d’acqua, innocua, parte di un equilibrio che non si insegna nei manuali. Si vive, e basta.
E mentre ti inoltri, ti accorgi che il tempo non sta passando. Sei tu che stai rallentando. Le martore, se sei fortunato, ti osservano dai rami. In cielo volano rapaci. Nei punti giusti, i mufloni appaiono come spettri. Nessuno qui si mostra per caso.
E poi si arriva al coile di Erbelathori. Un ovile di pietra e legno secco. Essenziale come un verso scritto con una lama. Luogo di pastori, di silenzi lunghi, di notti passate con gli occhi nel buio e l’orecchio teso alla montagna. È uno dei tanti ovili sparsi nella zona, tracce vive di una civiltà che ha allevato animali e dignità nello stesso modo: a fatica e con rispetto.
Questa è la Sardegna che ti scruta e decide se lasciarti entrare. A Villagrande Strisaili — terra di centenari, sì, ma soprattutto terra che non si è lasciata consumare — la longevità non è un mistero genetico. Chi nasce qui impara presto a non sprecare: le parole, il cibo, il tempo. E camminare in questi sentieri ti aiuta a ricongiungerti con la natura.