Oggi su Ricette sarde parliamo di un dolce che essendo tipico del carnevale barbaricino è molto apprezzato proprio in questo periodo: le origliette con il miele.

Per parlarne abbiamo contattato Paolo Fele de “Il Forno dell’Arte” di Nuoro.

ORIGINI. «È un dolce tipico della tradizione barbaricina: sono molto conosciute quelle di Orune con una forma a ruota di carro e si differenziano sia per gli ingredienti che per le forme che gli vengono date: le origliette di Oliena vengono fatte intrecciando dei fili di pasta. Tradizionalmente si consumano nel periodo di carnevale ma le si poteva trovare anche nei banchetti dei matrimoni, battesimi e venivano quindi preparate tutto l'anno. Il nome ricorda quello delle orecchie e si dice che sia un dolce arrivato dalla Catalogna dove ci sono le orellettas, dischi di pasta fritti nell'olio che con un bastoncino di legno vengono plasmati; quando li si toglie dall’olio assomigliano a delle orecchie».

INGREDIENTI. «Farina 00, semola rimacinata di grano sardo, strutto, zucchero. Noi mettiamo anche un po’ di latte e uova».

PREPARAZIONE. «Anche noi, come i catalani, le friggiamo nell'olio. L'impasto è formato da semolato che viene mescolato con della farina di grano tenero a cui viene aggiunto dello strutto e viene violata la pasta; in alcuni paesi vengono messe le uova, in altri no. Noi le facciamo con i rossi d'uovo, le impastiamo con semolato, farina 00, un po’ di zucchero e i rossi d'uovo. Quando l'impasto è pronto viene violato con lo strutto di maiale. A questo punto viene lasciato riposare e viene fatta una sfoglia molto fine che anticamente si faceva a mano; si fanno delle strisce con le rotelline per tagliare la pasta e si fa poi una sorta di intreccio a nido d'ape. Ci sono vari modi per crearle: molti fanno la ruota del carro con un cerchio al centro e dei petali tutt’intorno. Altri invece le fanno a nido d'ape e una volta che son pronte vengono fritte o in olio di semi o di oliva; con l'olio di semi sono molto più leggere. Anticamente si friggevano nello strutto ma adesso si preferisce friggerle nell'olio di semi di girasole. Una volta immerse vengono girate in modo che prendano la doratura dai due lati; anticamente si apprezzava chi riusciva a dargli una cottura quasi bianca, senza che prendessero il colore: era l'abilità delle massaie che con un bastoncino in legno, lo stesso usato in Catalogna, le girano molto velocemente in modo che rimangano bianche ma ci sono persone che le preferiscono leggermente dorate e lasciandole un po’ di più immerse nell'olio affinché prendano questa doratura che dà all’origlietta una maggiore croccantezza. Una volta tolte dall'olio di girasole vengono lasciate sgocciolare dall'olio stesso e asciugare sulla carta assorbente. Viene quindi messo a riscaldare del miele senza zucchero e senza glucosio: una volta che il miele è sciolto si aggiungono delle bucce di arance o di limoni a seconda del gusto che gli si vuol dare e quando il miele prende il sapore delle arance o del limone, vengono immerse nell'olio e a questo punto vengono lasciate sgocciolare e poi sono pronte per essere consumate».

COME CONSUMARLE. «A Oliena si mangiano accompagnate da un bicchierino di “Su Gucciu”, un vino passito prodotto a Oliena molto dolce e concentrato: l'uva viene fatta appassire quasi fino a perdere tutta l'acqua e il risultato è un vino dolce molto liquoroso»

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