Un insolito paesaggio a metà strada tra Alghero e Stintino: miniere abbandonate e un borgo fantasma incorniciati da falesie argentate e lambiti dai riflessi luccicanti del mare. Cala dell’Argentiera conserva il fascino primordiale e misterioso di un luogo fermo nel tempo.

Frazione di Sassari, da cui dista 43 chilometri, l’Argentiera è stata teatro di rigenerazione ambientale e riqualificazione urbana, divenendo dal 2019 un innovativo museo a cielo aperto. Percorse statale 291 e provinciale 18, ci si trova nella piazza centrale del borgo, che al suo apice contava duemila abitanti. Oggi poche decine ci vivono tutto l'anno.

Perché si chiama Argentiera?

ll nome deriva dal minerale estratto e dal colore delle rocce. Insieme alla vicina Canaglia, ha rappresentato il principale distretto metallifero del nord Sardegna, grazie a ricchi giacimenti di piombo e zinco argentifero, noti sin dall’Antichità. Iniziarono i proconsoli romani a estrarre minerali dalla cala dell’Argentiera, proseguirono i pisani nel Medioevo. A inizio XIX secolo ne furono attratti vari speculatori, tra cui Honorè de Balzac, che nel 1838 vi compì un’avventurosa quanto inutile esplorazione. Due anni dopo l’apertura ufficiale della miniera, seppure l’attività iniziò nel 1867 e durò un secolo esatto. Una storia costellata di crolli e incidenti, dovuti all’erosione. Alle disgrazie sono legate le leggende: c’è chi afferma di aver visto ombre umane o figure evanescenti e udito suoni metallici giungere dalle profondità, come se le anime dei minatori sepolti vivi si aggirassero nelle gallerie.

Di recente pozzo e laveria sono stati bonificati e restaurati, impianti ed edifici messi in sicurezza. Una scalinata scende dalla chiesa lungo terrazzamenti illuminati e punteggiati da oasi di essenze mediterranee. Al termine dei gradoni uno spiazzo ospita ogni anno, a fine luglio, un festival letterario.

Una performance artistica all'Argentiera (foto concessa)
Una performance artistica all'Argentiera (foto concessa)

Una performance artistica all'Argentiera (foto concessa)

Cosa vedere ad Argentiera?

La spiaggia dell’Argentiera è una località di mare mai affollata, neppure d’estate, dove regnano silenzio e atmosfera magnetica. Da non perdere Porto Palmas, una piccolissima insenatura dall'aspetto selvaggio, perla dell'Argentiera. Conclusa l’epopea mineraria tra XIX e XX secolo, oggi è uno dei più significativi, nonché suggestivi siti europei di archeologia industriale, parte integrante del parco geominerario della Sardegna e riconosciuto dall’Unesco patrimonio dell’Umanità. I ruderi convivono con nuovi edifici, intorno pareti rocciose a strapiombo, montagne di scorie estrattive e calette accessibili da sentieri nella natura incontaminata. Uno scenario spettacolare, set nel 1968 della scena iniziale de La scogliera dei desideri, con Betty Taylor e Richard Burton, oggi meta di trekking.


Il primo museo minerario a cielo aperto

A proseguire l’opera di riqualificazione è l’Open MAR, primo museo minerario a cielo aperto, con un percorso attraverso case e impianti nel quale si possono ammirare installazioni fruibili in modalità digitale. Una volta terminata l’epopea mineraria, i ruderi dell’attività industriale, confusi tra i nuovi edifici e contornati da natura selvaggia, sono divenuti parte integrante dell’ambiente, dando al contesto ulteriore suggestione.

La scalinata dell'Argentiera (foto Tellini)
La scalinata dell'Argentiera (foto Tellini)

La scalinata dell'Argentiera (foto Tellini)

Nel museo memoria storica e identità mineraria s’incontrano con arte e innovazione. A inaugurarlo ufficialmente a maggio 2019 è stato un tour di artisti e professionisti della creatività digitale. In due settimane di soggiorno nel borgo hanno scoperto da vicino la storia del luogo. Grazie al coinvolgimento della comunità locale hanno dato forma a quattro opere fisiche in paste up art, connesse ad altrettante opere di animazione digitale. Una quinta installazione è stata realizzata da abitanti e visitatori della borgata.

Un percorso artistico fa vivere un’esperienza attraverso i luoghi più significativi del borgo e degli impianti estrattivi, tra spazi aperti e chiusi. L’allestimento è in continuo sviluppo, pensato per crescere nel tempo. La prima tappa è nei locali della vecchia laveria, restaurata di recente, dove è stata allestita una mostra: laddove donne e bambini, per decenni, separavano a mani nude le parti buone dei minerali estratti dagli scarti, ora sono esposte fotografie storiche, lampade, picconi, badili, ceste, vestiario, vecchie pubblicazioni. Il tour scende dalla chiesetta di Santa Barbara lungo una bella scalinata a terrazzamenti sino alla piazza centrale. Poi si snoda lungo i luoghi simbolo, popolati di grandi installazioni, pensate per svelare un ulteriore racconto grazie alla realtà aumentata. Argentiera in augmented reality è la parte più originale del percorso: per fruire delle opere, si individuano nella mappa e si inquadrano con tablet o smartphone i loro poster affissi sugli edifici. Grazie all’app realizzata ad hoc si possono vedere animarsi e dare vita all’opera digitale. 


Cosa si estraeva all'Argentiera?

Argentiera nasce come borgo di minatori e prende il nome da uno dei più antichi giacimenti di piombo e zinco argentifero dell'Isola. Il complesso architettonico di archeologia industriale dell'Argentiera costituisce un esempio notevole di insediamento minerario della fine dell'Ottocento e dei primi del Novecento.

(Unioneonline)

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