L'ex bomber del Delfino calcio a cinque è tornato al suo primo amore. Alessandro Valli, ingegnere cagliaritano di 49 anni, dopo aver appeso le scarpette da calcetto al chiodo (nove anni in A1 e due in A2 e quasi 200 gol nel suo palmares), ha ripreso in mano la racchetta da tennis e ha vinto un torneo di Terza categoria al Campo Rossi. Torneo importante, il primo nel post lockdown a raggiungere duecento iscritti.

Alessandro Valli non è un tennista per caso, tutt'altro. Ex promessa a livello giovanile, smise con dritti e rovesci un po' a sorpresa dopo aver giocato anche in Serie B alla fine degli anni 80 con il tennis club Su Planu, folgorato sulla via del calcio a cinque. "Per vent'anni non ho toccato la racchetta - sorride l'ingegnere della Multinazionale Suez che si divide per lavoro tra Cagliari e Milano - ho ripreso sei anni fa perché si era avvicinata al tennis mia moglie Maria Paola Pucci, ex giocatrice di hockey su prato con l'Amsicora. Lei partecipava ai tornei Uisp, così ho ripreso anche io, con un gruppo di amici, partecipando ai campionati Uisp e poi all'Audax di Frutti d'Oro nei campi dell'oratorio di don Battista e quindi a Poggio dei Pini, dove con lo stesso gruppo di amici siamo arrivati a giocare in serie C".

Alessandro Valli aveva cominciato a giocare a tennis al Gs Monopolio di Cagliari, con i maestri Pino Melis e Fabio Ferrero. C'è un aspetto importante che spiega molto bene il carattere di Alessandro Valli, un giovane molto legato a certi valori: tra i suoi compagni di squadra nel settore giovanile del circolo alle Saline c'era anche Francesco Sanna, al fianco del quale ha vinto il doppio nel torneo del Campo Rossi: "Siamo amici da quando eravamo bambini, non ci siamo mai persi di vista, abbiamo anche seguito gli stessi studi. Giocare al fianco di un amico è bellissimo, forse è proprio uno dei motivi che mi aveva spinto a preferire il calcetto al tennis: lo sport di squadra consente di cementare i rapporti, le trasferte formano il gruppo.

Fu proprio un mio amico di infanzia, Andrea Congiu, figlio dell'indimenticato Tonino, ex attaccante del Cagliari prima dell'avvento di Gigi Riva, a portarmi alla Delfino alla fine degli anni 80. Giocavamo insieme a pallone nei tornei estivi lungo la costa tra Santa margherita e Chia, in tanti rimasero colpiti dal mio sinistro, perché a calcio sono mancino mentre a tennis sono destrorso. Così fui preso alla Delfino: un periodo bellissimo, non mi sono mai pentito di aver lasciato il tennis per il calcetto, dove ho raggiunto traguardi che non avrei mai sognato nel tennis, addirittura la Serie A".

Più emozionante segnare un gol o mettere a segno un ace o, un passante o una volèe? Alessandro Valli non ha dubbi. "Segnare è così difficile, così importante per la squadra oltre che personalmente: sensazione unica. Segnavo circa venti gol a stagione, ricordo ogni esultanza con la stesa sensazione: una scarica di adrenalina che mi spossava. Curiosamente quando ho vinto il torneo di tennis al Campo Rossi, messo a segno l'ultimo punto contro un avversario di 17 anni, mi sono lasciato andare in un'esultanza sfrenata come ai tempi del calcetto, come se avessi segnato un gol decisivo all'ultimo minuto: è stata una gioia bellissima perché inaspettata. Frequento poco i tornei, tra impegni di lavoro, la famiglia e i figli che praticano anche loro sport, partecipo soltanto ai campionati a squadre la domenica con il Poggio dei Pini e gli amici di sempre: è stato davvero bellissimo".

La vittoria al Campo Rossi segna (per ora) il punto più alto della nuova carriera tennistica, ormai da veterano, di Valli, che ha raggiunto in pochi anni la classifica di 3/5. Tra i compagni di squadra di Alessandro Valli da promettente tennista under 14 c'era anche un ragazzino alto alto, magro, devastante al servizio e a rete: anche lui ha lasciato il tennis troppo presto e ha seguito un'altra strada, molto diversa. "Pacifico Settembre, il cantante Pago, era diventato più bravo di me anche se poi abbiamo raggiunto la stessa classifica da ragazzi, C1. Ricordo il nostro ultimo match in torneo: durante il sorteggio, facendo pari e dispari, con le sue dita lunghissime mi urtò una falange, involontariamente mi fece malissimo. Alla fine del match, che vinse Pago, lo abbracciai e glielo dissi sorridendo: ho perso perché per tutta la partita mi faceva male il dito. Bei ricordi". Storie di sport.

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