"1001 storie e curiosità sul grande Cagliari che dovresti conoscere": non mille, non 999. Perché proprio 1001? "In realtà il libro fa parte di una collana della casa editrice Newton Compton con una formula che consente di raccontare la storia di una squadra di calcio anche un po' alla volta, non per forza secondo un ordine cronologico, ma scegliendo magari di interrompere e poi riprendere". Spiega così, Gabriele Lippi, il titolo del suo lavoro, in uscita domani in tutte le librerie per Newton Compton.

Cagliaritano, classe 1984, redattore a SkyTg24, dopo la laurea in Scienze Politiche e Relazioni internazionali ha seguito i rossoblù per lavoro. Ma, spiega, "non ho avuto altro che la fortuna di assecondare questa grande passione", tramandatagli dal padre. "Un tifoso del Cagliari simpatizzante interista, sempre più tiepido in quest'ultima veste col trascorrere degli anni, mi ha passato l'amore per i rossoblù e io a mia volta l'ho rinforzato in lui. Da otto anni, da quando vivo a Milano, la partita è quasi un rito: commentiamo insieme anche a distanza. C'è la telefonata prima, quella durante l'intervallo, quella della fine. E nel mezzo tanti messaggi".

Il primo contatto diretto col Cagliari è stato proprio insieme a lui: "Aveva 18 anni quando abbiamo vinto lo scudetto, io ne avevo 9 quando è arrivata la Coppa Uefa".

Nel volume in uscita, come promette il titolo, tante piccole perle sul club sardo: i protagonisti (con nomi e soprannomi), le vicende storiche istituzionali e qualche retroscena, aneddoti anche noti ma rivisti alla luce degli eventi, e altri sconosciuti ai più. Un percorso storico che comincia dalla nascita, per iniziativa di un medico catanese, per poi arrivare alle prime partite: dalla leggenda di Gigi Riva passando per Zola, Conti e altri.

Partiamo dal primo incontro documentato, quello del 27 aprile 1902 che, finito su L'Unione Sarda, aveva avuto come conseguenza quella di far nascere una grande curiosità.

"Ho ricostruito la vicenda attraverso una serie di libri e articoli che hanno come fonte proprio L'Unione, che aveva raccontato di quell'incontro e ha avuto poi un ruolo centrale nella nascita del calcio a Cagliari. Come non ricordare infatti un'altra partita, quella del 1918, in cui aveva esordito Alberto Figari, detto 'Cocchino'. Sempre su L'Unione era apparso l'annuncio per richiamare al tesseramento per la squadra. Insomma, è il quotidiano che ha avuto un compito fondamentale".

Chi sono i nomi più amati dai tifosi, quelli che resteranno per sempre nel cuore?

"Il primo è lui, il grande Gigi Riva, ovviamente. Poi Manlio Scopigno, Nenè, Daniele Conti, Gigi Piras, Enzo Francescoli, solo per citarne alcuni. Personalmente, invece, David Suazo. È stato il Gigi Riva della mia generazione, il bomber che ha segnato i ragazzi della mia età".

Uno meno stimato?

"Il mio grande rimpianto è Ibarbo, un giocatore dal vastissimo potenziale che non è stato in grado di concretizzare".

Solo uomini o anche qualche donna in questo mondo?

"Le donne sono in effetti poche. Il calcio femminile ha una storia travagliata nel mondo e in Italia, anche se il Cagliari aveva istituto una sezione ‘rosa’. Mentre, non sul campo, un personaggio secondario che ho voluto citare nel libro è Teresina Loy Donà, madrina della prima partita sul campo di viale Trieste. E poi, a livello personale, alle prime partite andavo proprio con una donna, Renata. Era una conoscente di famiglia, figlia di un paziente di mio padre, che è medico, molto tifosa. La prima volta mi ha portato a vedere Cagliari-Genoa, vincemmo uno a zero nel finale su punizione di Pusceddu. Insomma, da lì in poi è diventata la nostra abitudine della domenica".

La storia che più l'ha appassionata.

"Quella della cornacchia appollaiata sullo spogliatoio. Era il 1920 e il Cagliari viveva un momento di crisi. L'allenatore, l'avvocato Mereu, le sparò, convinto che fosse quella cornacchia a portare male. Le cronache riportano che con la morte del volatile la squadra tornò a vincere".

Quale invece quella che tutti dovrebbero leggere?

"Quelle del Cagliari dello scudetto, che vanno conosciute per capire come sia stato possibile arrivare a quel traguardo, o quella di quando la squadra è andata negli Usa nell'estate del 1967. Un'esperienza pioneristica perché gli Stati Uniti non avevano un'organizzazione. Il Cagliari ha avuto un ruolo fondamentale nella nascita del calcio in America".

I sardi sono tutti pazzi per il calcio?

"Tutti no ma molti sì e forse lo sono di più quando lasciano la Sardegna. Lo testimonia la passione che il Cagliari ha incontrato sempre in trasferta tra emigrati nel nord Italia ma anche nel nord Europa. Mi rendo conto che per me è la stessa cosa, forse un modo per restare legato alla mia città, che mi manca, quasi un modo per viaggiare con la mente".

Come mai il Cagliari è una squadra che raccoglie il tifo di tutta una regione?

"La Sardegna non ha avuto altri club che abbiano superato la serie C, e il Cagliari è inoltre l'unico che ha giocato anche in B. Inevitabile che in un'Isola il tifo si concentri su questa squadra, con qualche eccezione nel Sassarese, ovviamente, vedasi Torres. Ma so per certo che ci sono sassaresi che quando il Cagliari vince non sono dispiaciuti".

Test della verità: sei un vero tifoso rossoblù se...

"... Se sai chi era Comunardo Niccolai".

E chi era?

"Campione d'Italia, storico stopper del Cagliari dello scudetto. Era un giocatore molto forte ma aveva, diciamo così, il 'vezzo' dell'autorete, anzi era il più grande specialista dell'autorete. I suoi gol erano così belli che strappavano comunque risate e applausi. Voglio citare un episodio in particolare, nel corso di una sfida decisiva con la Juve alla quale il Cagliari arrivava con un vantaggio da mantenere. Sullo 0 a 0 Niccolai ha segnato su autorete di testa, e Scopigno, che era in tribuna perché squalificato per mesi, aveva commentato con un 'bel gol!'. Oppure a Bologna: Niccolai aveva scartato Albertosi e per mandare la palla in angolo aveva dribblato il suo stesso portiere. Un dirigente del Bologna gli aveva chiesto: 'Come va Comunardo?'. E lui: 'Si tira avanti'. E il dirigente: 'No, mi sa che tiri indietro'".

Il Cagliari di adesso come le sembra?

"In una parola: bello. Si sta costruendo anche velocemente e gioca un bel calcio quando ha la palla, fa più fatica in fase difensiva ma fa parte della sua bellezza, gareggia a viso aperto e non annoia. Dopo le prime partite, in cui c'è stato qualche scivolone, è un piacere guardarlo, poi quando perdiamo come col Bologna sabato scorso ovviamente mi rode".

La sua fantaformazione.

"Albertosi, terzino destro Martiradonna, difensori Niccolai e Aldo Firicano, con menzione per Davide Astori; a sinistra Pusceddu; a centrocampo O'Neill in regia, Nainggolan e Nenè; per l'attacco Riva ala sinistra, Domenghini ala destra, e aggiungo il 'falso 9' con Francescoli".

Il fanta-allenatore?

"Manlio Scopigno, non ho dubbi".

Nel libro c'è spazio anche per i problemi legati alla pandemia da coronavirus. È giusta la decisione di continuare a giocare?

"Il calcio è un'industria importantissima per il Paese e probabilmente tra tutte le varie industrie che si sono dovute fermare è quella che è più facile da controllare con tamponi, tracciamenti e isolamenti fiduciari. Chiaro che la questione sia complessa, ma se poteva riprendere il resto della società, poteva farlo anche il calcio".

La copertina (Newton Compton, 512 pagine, 12 euro, anche Ebook)
La copertina (Newton Compton, 512 pagine, 12 euro, anche Ebook)
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