Tra i misteri d'Italia mancava all'appello - ironicamente s'intende - solo quello dell'oro di Italia '90. A Marino, trent'anni dopo le Notti magiche, interrotte drammaticamente ai rigori, tornano alla luce cinquanta lingotti di piccole dimensioni fatti preparare dal Comune laziale per omaggiare la Nazionale di Azeglio Vicini ospite, durante il torneo iridato, della cittadina nei Castelli romani. I lingotti però non sono mai stati ritirati dai giocatori e, fino a qualche giorno fa, erano stati dimenticati in una cassetta di sicurezza.

A riportare alla luce la vicenda è stato un servizio di un periodico di Frascati. Durante il lockdown, il sindaco di Marino dell'epoca, Giulio Santarelli, ha dichiarato in un'intervista di aver scritto, al tempo, anche alla Presidenza della Repubblica per lamentarsi del fatto che ct e giocatori non si erano presentati a ritirare il premio. Come invece ha raccontato sui social il sindaco in carica, Carlo Colizza, durante i Mondiali del 1990 la Nazionale dormiva all'hotel Helio Cabala e si allenava allo stadio comunale. L'amministrazione civica fece realizzare dei lingotti d'oro da donare ai giocatori e allo staff per ricordare l'evento. Vicini, però, non diede la disponibilità a ritirarli - ha spiegato Colizza - e l'oro dei Mondiali finì al sicuro, in una banca.

Sono trascorsi trent'anni, ma l'oblio è terminato con il lockdown. Letta l'intervista rilasciata dal suo predecessore, il sindaco in carica si è presentato allo sportello. È vero - ha chiesto al direttore - che il Comune ha intestata da tanti anni una cassetta di sicurezza? Sì, si è sentito rispondere il primo cittadino dall'istituto di credito. Una volta recuperata e aperta, dentro la cassetta di sicurezza, mai più toccati da allora, sono stati scoperti "cinquanta lingottini da 25 grammi d'oro - ha raccontato sui social Colizza, allegando anche un video - con incisioni recanti la data di conio. In totale i premi consistono in 1,250 kg di oro con un grado di purezza di 750/1000. Dopo 30 anni la Città deve deciderne il destino. Se richiamare i protagonisti dei Mondiali o monetizzare il valore e utilizzarlo per l'arredo urbano, per un progetto di recupero dei nostri monumenti o per un fondo per le imprese. Saranno i cittadini a decidere cosa fare con l'oro dei Mondiali perché le risorse pubbliche appartengono a loro". E ora a Marino si dibatte su come utilizzare l'inaspettato tesoretto.

I cittadini si sono subito fatti avanti con le proposte. In molti escludono di consegnarli ai giocatori che non li ritirarono trent'anni fa. C'è chi ha chiesto di mettere all'asta i lingotti per potenziare i parchi-gioco per i bambini, ma anche per aiutare le famiglie in stato di disagio e sistemare le scuole. Altri hanno suggerito di investire il valore dei lingotti per organizzare un evento con la Figc e quegli indimenticabili calciatori, sovvenzionato da sponsor: "Un evento pubblicizzato a livello nazionale - è scritto in un commento - potrebbe portare più del controvalore delle medaglie".

La partita che chiuse l'esperienza azzurra nei mondiali italiani, ma che, negli auspici di tutti, si sarebbe dovuta concludere con la conquista del titolo mondiale, si giocò il 3 luglio del 1990 a Napoli. I tifosi partenopei presenti al San Paolo, anche se solo parzialmente, fecero il tifo per l'Argentina in omaggio a Diego Maradona. L'Italia andò in vantaggio nel primo tempo con il solito Totò Schillaci. Poi soffrì, accusò un calo fisico, ma parve controllare il match fino al colpo di testa di Claudio Caniggia che, complice un errore di valutazione dell'ex portiere azzurro e allenatore del Cagliari Walter Zenga, riportò il match in equilibrio. Passarono i supplementari, si arrivò ai rigori: Baresi, Baggio e De Agostini segnarono, Donadoni e Serena sbagliarono. Maradona, nel suo tempio, realizzò il tiro decisivo dal dischetto. Avessero vinto quella partita (e magari la Coppa del Mondo, poi alzata dalla Germania), forse gli azzurri avrebbero ritirato i lingotti di Marino, ritrovati qualche giorno fa, dopo trent'anni.
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