Ha festeggiato il cinquantunesimo compleanno nel suo appartamento di Scaltenigo, frazione di Mirano, che conta circa tremila abitanti. Da settembre 2019 il "Falco", Luis Oliveira, si è trasferito nel piccolo Comune della Città metropolitana di Venezia. «Sarei voluto andare in ristorante, ma va bene così», dice. «Prima viene la salute. La mia compagna ha comunque preparato un'ottima torta».

Oliveira, come trascorre il tempo in questo periodo segnato dal Covid-19?

«Sono rinchiuso in casa come tutti. Non possiamo allontanarci più di 200 metri dall'abitazione. Prima di questa ulteriore misura restrittiva andavo a correre tutti i giorni percorrendo circa 12 chilometri. Dal mio appartamento, passando per la pista ciclabile, andavo a Mirano e tornavo. Adesso guardo film, telegiornali e uso il computer. Qualche volta porto il cane fuori, rispettando il limite dei 200 metri».

Ha paura del virus?

«Sì. In Italia è stato sottovalutato. In diverse trasmissioni televisive sentivo dire che l'emergenza non ci avrebbe toccato perché il sistema sanitario è il migliore al mondo. Purtroppo è andata diversamente. In Europa, l'Italia è il Paese più colpito. È un virus che, in certe occasioni, non lascia scampo. Meglio per tutti rispettare le direttive e aspettare tempi migliori».

Perché si è trasferito in Veneto?

«Con la mia compagna volevamo fare una nuova esperienza. A Scaltenigo abita sua figlia e così abbiamo colto l'occasione».

Il calcio?

«In Veneto ho più opportunità. Per ora alleno nelle giovanili del Villanova, bambini di 8, 9, 10 e 14 anni. Prima dello stop forzato, tre sedute alla settimana, curando in modo particolare l'aspetto tecnico».

È un idolo anche lì?

«Di sicuro mi rispettano tutti, anche di più di quanto accadeva in Sardegna. Tutti mi danno del lei ».

I suoi familiari sono sparsi tra Europa e Brasile.

«Mia madre con due miei fratelli e le tre sorelle sono in Brasile, il fratello più piccolo è in Belgio. Poi tre figli un maschio e due femmine, sono a Muravera, uno in Belgio e l'altra femmina in Francia. Grazie alla tecnologia siamo sempre in contatto».

Il futuro dei campionati?

«Non lo sanno neanche le autorità preposte. Prima di ripartire, va debellato il virus. Non è semplice. Spero comunque possano riprendere a maggio. Parlo di Serie A e B. Per i Dilettanti credo sia più difficile».

Ha lasciato l'Isola anche per la mancata chiamata del Cagliari?

«Non nego che mi avrebbe fatto piacere. Ma guardo avanti e ora cerco di conquistarmi uno spazio con le mie forze come ho sempre fatto».

Antonio Serreli

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