Ospitati da TuttoMercatoWeb, i giocatori dell'Arzachena tornano a parlare della mancata iscrizione del club al campionato di Serie C.

"Ci troviamo ad apprendere attraverso giornali o social che l'Arzachena Calcio non parteciperà al prossimo campionato, né tantomeno onorerà gli impegni presi con i propri tesserati riguardanti gli stipendi di marzo, aprile, maggio e giugno, né verso i propri tifosi, in quanto la maldestra proprietà e la dirigenza hanno gettato in maniera grottesca e inzuppata la spugna, condita con l'ultima storiella del magnate russo che asseconda i piccoli viziati", inizia così la lunga lettera, con riferimento alle mancanze della società e alla voce sull'interessamento all'acquisizione del club da parte del tycoon Usmanov, di casa in Costa Smeralda.

"Una proprietà, una società e un Consiglio di Amministrazione", prosegue il comunicato dei giocatori, "che si sono dimostrati inadatti a gestire il professionismo sportivo e che, per la nostra esperienza goffamente, non hanno saputo programmare né tantomeno gestire una situazione di difficoltà. Non hanno avuto il coraggio e il rispetto per comunicare la situazione reale ai propri tesserati, e dipendenti; anzi, prendendo tempo e insistendo con promesse mai mantenute e vuoti discorsi che sono stati nostri compagni di viaggio per un'intera stagione sportiva, ci hanno condotto alla fine della storia oggi senza alcuna spiegazione".

Segue il passaggio più drammatico. "Costoro", è la dura accusa ai dirigenti dell'Arzachena, "hanno sulla coscienza le difficoltà di 40 famiglie con mutui, figli e impegni da mantenere, cosa che a quanto pare non ha sfiorato minimamente i pensieri della dirigenza e della proprietà, né li ha indotti ad agire in modo rispettoso delle persone che, scommettendo sull'Arzachena Calcio, hanno messo il loro presente e futuro professionale nelle mani di tali dirigenti".

Giocatori professionisti, certo, ma bel lontani dai fasti del pallone dei vip. "Non siamo nel calcio a sei zeri della Serie A e nemmeno vicini alle medie degli ingaggi della Serie B, qui siamo, come dice Ghirelli, nel calcio vero, nel calcio dei 'campanili', dove si gioca e si suda per mantenere famiglie e figli ed onorare l'appartenenza ad una maglia. È stato un anno lungo e faticoso, e, per l'amore del nostro particolare lavoro e dei tifosi e della città, abbiamo accettato facendo buon viso a cattiva gioco, mantenendo intatti la nostra professionalità e il nostro impegno".

L'elenco dei sacrifici è lungo. "Ci siamo trovati, durante l'anno, a essere cacciati di casa dai proprietari, come dei malfattori, perché la società non onorava gli impegni, e a dover cercare nuovi appartamenti per noi e le nostre famiglie; il ritiro è stato a dir poco fantozziano, con attrezzature degli albori dell'atletica leggera, che sono rimaste quelle per tutto l'anno; abbiamo fatto la doccia fredda dopo gli allenamenti, per irrobustire il fisico e il carattere, abbiamo dovuto farci carico di spese mediche, risonanze magnetiche, ecografie e visite specialistiche; abbiamo dovuto sobbarcarci trasferte infinite, poiché per risparmiare non si guardava mai comodità e rapidità, ma soltanto il prezzo".

E ancora: "Abbiamo assistito a una epurazione dalla rosa della squadra di validi giocatori e uomini veri, che si sono allenati con serietà evidentemente non compatibile con la società; abbiamo ringraziato la visita del presidente della Lega Pro Ghirelli per avere in quella settimana finalmente le reti delle porte nuove, non bucate, e un campo di giuoco con l'erba tagliata con le linee tracciate".

L'affondo in coda, contro "una società assente al limite della latitanza, un direttore sportivo più attivo sui social che in sede (a sua discolpa il fatto di non essere del mestiere ma, purtroppo, improvvisato), e dei componenti della proprietà, mai pervenuti al cospetto della squadra durante l'anno. La figura del presidente è stata poi, a nostro giudizio, del tutto inidonea a frequentare la dirigenza sportiva".

Tra i dirigenti tirati in ballo, dunque, il diesse Zucchi e il presidente Fiorini, dimessosi il 14 giugno, la fanno da padrone. E a loro va l'ultimo appello dei loro giocatori. "Vi chiediamo una cosa: basta con questi comunicati stampa rilasciati solo per giustificarvi con i tifosi e la città: ormai tutti hanno capito la realtà; non avete neanche avuto la delicatezza di ringraziare chi ha lavorato senza stipendio per voi. Basta con uomini non capaci nel calcio: fare gli imprenditori di calcio in Lega Pro non è un passatempo, né può essere capriccio, o una vanità, ma deve garantire standard che ad Arzachena sono assolutamente mancati".

Amarissimo l'epilogo. "Oggi ci uniamo al dispiacere dei tifosi che hanno appreso, anch'essi attraverso giornali e social, la mancata esistenza dei requisiti per l'iscrizione al campionato, con la consapevole certezza che noi giocatori e lo staff, la squadra intera, abbiamo regalato una piccola gioia attraverso le prestazioni, i risultati, la salvezza e l'attaccamento alla gloriosa maglia dell'Arzachena".
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