Tra il 2006 e il 2012 Amauri Carvalho de Oliveira era considerato uno degli attaccanti più forti della Serie A.

Tanto da convincere il ct Cesare Prandelli a convocarlo nella Nazionale Italiana, il 10 agosto 2010, per l'amichevole contro la Costa D'Avorio.

Molte le polemiche sul suo passaporto (è nato in Brasile a Carapicuiba e l'anno precedente aveva dichiarato di sentirsi a tutti gli effetti brasiliano), ma i gol parlavano per lui: 23 in 57 presenze col Palermo e 24 in 100 con la Juventus.

Poi la cessione alla Fiorentina dove le cose non sono andate benissimo (15 gettoni una rete) e un sussulto al Parma dal 2012 al 2014 prima del definitivo declino.

L'attaccante italo brasiliano l'anno seguente ha cercato il rilancio al Torino, fallendo clamorosamente, prima di andare negli Stati Uniti.

Ora Amauri gioca in un club storico del movimento calcistico a stelle e strisce, i New York Comsos. Lì è stato preceduto da stelle assolute: Franz Beckenbauer, Pelé, Carlos Alberto e Chinaglia.

Peccato che non stia seguendo esattamente le loro orme: zero gol.

Ormai 38enne, il centravanti si avvia verso il ritiro anche se in molti lo ricorderanno per le straordinarie prestazioni a Palermo, dove era ben voluto e leader di una squadra capace di vincere su ogni campo.

Avrebbe potuto fare di più? Chi può dirlo. Certamente gli è mancata continuità, cosa che gli avrebbe permesso di diventare uno dei bomber più prolifici del nostro campionato.

E invece, una volta svanita la forma fisica, è svanito anche lui e le sue giocate.

Filippo Migheli

(Unioneonline)
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