La comitiva della Dinamo Banco di Sardegna è rientrata in tarda mattinata nell'isola con il charter che l'aveva portata in Spagna per disputare la gara di ritorno degli ottavi di Champions. Come specificato in un comunicato stampa: "a partire da oggi squadra, staff e dirigenza di rientro dalla Spagna osserveranno il periodo di quarantena fiduciaria, come previsto dalla normativa regionale e nel pieno rispetto del Decreto della Presidenza del Consiglio dei Ministri del 9 marzo 2020".

Precauzione inevitabile, dato che anche nella provincia di Burgos sono diverse le persone contagiate dal coronavirus e pur avendo giocato il match a porte chiuse, è indispensabile osservare la quarantena.

Tutto fermo dunque per almeno una decina di giorni, come spiegato: "Sono sospese le attività di allenamento per una settimana che riprenderanno - dopo i termini previsti- nel pieno rispetto delle normative sanitarie e delle misure precauzionali per preservare al massimo atleti, staff e addetti ai lavori".

Con l'eliminazione dalla Champions e il campionato di serie A fermo fino al 3 aprile, lo staff tecnico dovrà poi programmare il lavoro con la speranza che la serie A possa riprendere il prossimo mese.

LE ACCUSE DI PENARROYA - Vincitore sul campo, ma non certo con stile. Dopo aver maldigerito la decisione del governo spagnolo di giocare a porte chiuse la partita per il ritorno degli ottavi di Champions, il San Pablo Burgos si è reso protagonista di pesanti dichiarazioni con il tecnico Joan Peñarroya: "Abbiamo vinto la serie con merito dopo una settimana in cui io, come sportivo, mi vergogno per quello che hanno fatto i nostri avversari. Non so chi sia il responsabile ma (mi vergogno di) quello che hanno fatto davanti ad una situazione che è più grande di qualsiasi evento sportivo o partita di pallacanestro. Io credo che il teatrino che hanno fatto 'Gioco, non gioco, me ne vado, non me ne vado' non ha ragione di esistere. Primo perché noi non siamo medici e ci sono autorità sanitarie che decidono su certi argomenti. E minacciano parlando della salute dei loro giocatori quando il focolaio europeo del coronavirus è nel loro paese. E 19 professionisti del San Pablo Burgos la settimana scorsa sono andati in Italia e abbiamo giocato una partita in un palazzo pieno di gente, ci siamo stretti le mani, ci siamo abbracciati, ma non abbiamo fatto alcuna polemica come l'hanno fatta loro".

La società sassarese ha preferito rispondere così: "La dirigenza della Dinamo Banco di Sardegna, così come indicata dal Sig. Peñarroya, non replica alle gravissime affermazioni del tecnico spagnolo perché si rende conto che attualmente a Burgos non si ha la minima idea e percezione della gravità della situazione sanitaria che non solo l'Italia ma l'intera Europa sta vivendo. È prerogativa di sportivi e professionisti saper riconoscere le priorità e una situazione di eccezionale emergenza come quella attuale".

Va ricordato che lunedì mattina la società sassarese aveva chiesto di giocare a porte chiuse, per i pericoli causati dal diffondersi del coronavirus che a ieri aveva colpito 39 persone nella provincia di Burgos. Il club spagnolo aveva risposto picche motivandolo con una situazione di "assoluta normalità".

A dar ragione ai timori della Dinamo è stato il Consiglio dei ministri spagnolo emanando il provvedimento che obbliga a disputare a porte chiuse tutti gli eventi sportivi, nazionali e internazionali. Sempre nel silenzio della federazione europea (Fiba) che ancora non si è resa conto di come il virus sia dilagato in tutta Europa e lascia alle singole squadre o federazioni nazionali le decisioni.
© Riproduzione riservata