In Puglia e Sicilia si può, in Veneto e Liguria pure. Ma nel resto d'Italia il calcetto e gli altri sport "di contatto" (basket, pugilato, arti marziali) non sono ancora ripartiti. Congelati a marzo allo scoccare del lockdown, sono stati messi al bando a livello nazionale dagli esperti del Comitato tecnico scientifico nonostante tutti fossero pronti a scendere in campo dopo il 25 giugno. Lo stop, come quasi tutto quello che succede da queste parti, è diventato un caso politico, anche perché il Cts affianca il Governo nelle decisioni legate alla gestione della pandemia, ma esponenti dello stesso Governo hanno contestato la scelta, dribblata poi da alcune Regioni. Matteo Salvini ha definito "assurdo e demenziale" il blocco del calcetto, soprattutto da quando è tornata - almeno in Tv - la Serie A: "Che differenza c'è con il calcio professionistico?". Il ministro dello Sport Vincenzo Spadafora ha scritto una lettera al premier Giuseppe Conte e al ministro della Salute Roberto Speranza, in cui ha cercato di riportare il pallino in mano all'esecutivo: "Le valutazioni di specie non spettano esclusivamente al Cts ma al Governo, che, nella piena assunzione delle proprie responsabilità, si determina sulla base del contesto generale, in ordine ad un quadro di valutazioni più ampie e approfondite". E ancora: "So bene quanto importante sia il rispetto delle norme di distanziamento fisico, ma non credo si possa prescindere dall'osservazione empirica di quanto accade sotto i nostri occhi. Diventa sempre più difficile spiegare il motivo di posizioni del tutto intransigenti".

Michele Anzaldi, deputato di Italia Viva, forza di maggioranza, nota che "il ministro Spadafora ha avuto il coraggio di esprimere la sua posizione anche in contrasto con il Comitato. Perché riparte tutto tranne lo sport amatoriale?". Già: perché? Calcetto no, aperitivi e pizzate sì. "Il distanziamento non è assicurato e l'aggregazione invece è sicura", spiegano dal Cts. Insomma il rischio contagio aumenta e quindi niente sport di contatto. Ma forse anche per colpa del cortocircuito comunicativo gli sportivi amatoriali hanno messo in piedi una rete di partite semiclandestine, che nascono nelle chat di whatsapp e finiscono nei centri sportivi, che in questi mesi hanno dovuto fare i conti con i fatturati che sono calati dal 50 al 90%. Si gioca comunque, anche se non si può dire apertamente.

A livello locale si possono fare scelte diverse da quelle prese a Palazzo Chigi, e così il governatore della Puglia Michele Emiliano ha dato il via libera, "considerato il basso rischio nell'andamento dell'epidemia" nella sua regione. Dove l'epidemiologo Pierluigi Lopalco, che fa parte della task force regionale per la gestione dell'emergenza Covid, spiega: "Ci è sembrata una limitazione assurda, l'abbiamo trovata del tutto fuori luogo. Così come abbiamo consentito anche altre attività, abbiamo autorizzato questa che è un'attività che si svolge tra piccoli gruppi di persone, quindi, se anche malauguratamente in un contesto di questi, dovesse circolare il virus, davvero non creerebbe problemi e sarebbe molto limitato, trattandosi appunto di giovani e in buona salute, e poi parliamo di piccoli numeri e numeri facilmente identificabili e gestibili. Un circolo sportivo quante persone aggrega e poi parliamo in alcuni casi anche di attività all'aperto in cui ancora di più il rischio di trasmissione è basso. Lo ripeto, soprattutto in questa condizione, in cui il virus circola poco". E allora palla al centro. Qualche giorno prima aveva dato il via libera al calcetto e agli altri sport la Sicilia, poi è arrivata la Liguria, e infine ecco l'ordinanza del Veneto, che va nella stessa direzione, almeno fino al 10 luglio. E dopo? Tutti si aspettano che nel frattempo anche il Governo sdogani gli sport di contatto, che comunque nel cuore dell'estate hanno un rallentamento fisiologico. Ma a settembre, con la ripresa di tutte le altre attività, se ne parlerà ancora.
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