Da ieri sera lo slittamento della sesta edizione della SoloWomenRun dall'otto marzo al sei giugno è ormai ufficiale. Una scelta condivisa da organizzatori, Comune di Cagliari, Regione Sardegna e Prefettura, concordi nel mettere la sicurezza al primo posto in un momento in cui il timore della diffusione del Coronavirus avrebbe potuto rovinare la manifestazione sportiva più partecipata in Sardegna, una corsa rosa solidale che in tasca ha già i numeri per essere la numero uno in Italia.

Oggi l'organizzazione è tornata sull'argomento, ribadendo le motivazioni che l'hanno spinta a condividere la scelta del rinvio.

"Promuovere la salute è anche assumersi oneri e responsabilità rispetto a situazioni non dipendenti dalla nostra volontà. A giugno sarà una festa inclusiva ancora più grande e partecipata", ha affermato Fabio Carini, project manager della SoloWomenRun. "Ogni scelta è opinabile ma noi, in accordo con le istituzioni, siamo convinti di avere optato per quella più opportuna e doverosa, pensando in primis a tutelare le fasce più deboli, che sono la vera anima della Cagliari SoloWomenRun".

Venerdì 6 e sabato 7 marzo Cagliari ospiterà la Coppa Davis e le gare verranno disputate a porte aperte e l'esponente della Swr ha voluto spiegare le differenze tra i due appuntamenti. "Noi non siamo la Coppa Davis ma un evento a grande partecipazione popolare improntato alla promozione della salute, alla diffusione della responsabilità sociale e al contrasto della violenza di genere, veicolando questi messaggi attraverso un raduno festoso. Il nostro modo di essere utili al territorio che ci ospita è quello di sostenere concretamente i progetti solidali delle associazioni che, per partecipare al Charity Goal, il premio finale, devono essere rigorosamente sarde e operare localmente. Tra bonus pettorali e Charity Goal, infatti, la SoloWomenRun ha contribuito con quasi 100mila euro alla realizzazione di splendide iniziative a favore di donne e famiglie sarde in difficoltà".

A tal proposito, Carini si è complimentato e ha ringraziato le associazioni sarde che, da sole, hanno raccolto oltre undicimila adesioni, un'operazione che al contempo ha permesso loro di portare avanti una rilevante ed efficace azione di fundraising a sostegno della propria attività e che consentirà a tante donne di vivere un'esperienza tanto costruttiva quanto emozionante.

"Il primo pensiero in pieno Coronavirus è stato perciò quello di garantire la massima sicurezza e serenità alle donne che sono alle prese con problemi di salute e che, in un contesto di incertezza palesemente non creato da noi, avrebbero optato per rimanere a casa e non rischiare, oppure avrebbero convissuto con l'ansia di uno starnuto potenzialmente infettivo", ha poi aggiunto l'organizzatore. "Non sarebbe stata la festa che vogliamo e per questo motivo abbiamo accentrato tutte le difficoltà su noi stessi, dovendo impegnare tempo e risorse extra per riproporre a giugno l'edizione 2020. La scelta più semplice per l'organizzazione sarebbe ovviamente stata quella di andare avanti con la programmazione originale nonostante defezioni annunciate e paure dilaganti, evitando così di assumere l'onere di un rinvio che ci sta mettendo a dura prova e che, comprensibilmente, ha rimesso in gioco soprattutto la partecipazione di coloro le quali sarebbero giunte con ogni mezzo dagli altri centri dell'isola. Scusandoci con le iscritte che non hanno compreso e condiviso tale decisione ripartiamo verso giugno con l'entusiasmo che da sei anni ci trasmettono le donne sarde con la loro forza, la determinazione e il coraggio di affrontare momenti ben peggiori di questo. Ci vediamo a giugno, noi ci saremo".
© Riproduzione riservata