Alessandro Goddi è un pugile sempre in movimento, con il corpo e con la mente. Chi lo conosce sa che quando fa una cosa sta già pensando a quella che seguirà. Per esempio: si allena duramente (sveglia tutte le mattine alle 6 e dieci chilometri di corsa) ma intanto pensa come riportare riporta la boxe a Nuoro dopo quasi trent'anni. Così, da poco, ha inaugurato una palestra dedicata esclusivamente all'arte dei pugni. Ci sono tanti Goddi in uno. Pugile professionista, allenatore, imprenditore, marito (di Laura, che non lo lascia mai solo in ogni iniziativa che intraprende) e da due mesi anche padre del piccolo Leon. "Con lui adesso tutto quello che faccio ha un senso", dice. "La vita è strana, il 2019 che è stato un anno difficile per me sul ring", il peggiore della sua carriera da professionista, con solo due incontri e due sconfitte. "Eppure il 2019 è stato anche l'anno che mi ha regalato la gioia più grande, Leon. Anche grazie a lui ho ritrovato la serenità e ora sono pronto a tornare sul ring". Una rinnovata fiducia che lo ha portato anche a recuperare il suo rapporto con Omar Loi, il maestro che lo ha guidato negli anni d'oro della sua carriera, portandolo alla conquista di titoli internazionali e per due volte alla sfida per il titolo europeo dei medi. "In realtà non ci siamo mai persi", confessa. "Alla fine del 2018 ci siamo separati perché avevamo un'idea diversa su alcune cose. Ma la mia stima e fiducia per lui, e per suo padre, il signor Silvio, non è mai cambiata e adesso, sono felice, ricominciamo assieme", dice. L'appuntamento è fissato per il 21 marzo a Villacidro: contro il serbo Ognjen Raukovic, Goddi non solo tonerà sul ring quasi un anno dopo la sconfitta con Denis Scardina ma lo farà in occasione del primo Memorial Silvio Loi, il signor Silvio appunto, ex pugile e tecnico della Villacidro Boxe con il figlio Omar, scomparso un anno fa. Ad aprile (data ancora da definire), Goddi affronterà poi il forte brindisino Luca Capuano a Milano (al Teatro Principe) per provare a conquistare il titolo italiano dei supermedi.

Alessandro Goddi in palestra col figlio (archivio personale Goddi)
Alessandro Goddi in palestra col figlio (archivio personale Goddi)
Alessandro Goddi in palestra col figlio (archivio personale Goddi)

Alessandro Goddi ha tante sfaccettature. Non è solo il pugile professionista a cui la boxe sarda guarda da tempo per cercare di riportare un po' di gloria, ma è anche un uomo con i sogni da realizzare, le debolezze, l'essere marito, e adesso anche padre. "Sto ripartendo", dice, "e il titolo italiano è il giusto trampolino per rilanciarmi. Ho solo 32 anni, sono un pugile integro", ha preso pochissimi colpi durante la carriera, "e ho ancora tanto da dare a questo sport". Ecco perché ha deciso di accettare la sfida con Capuano, un match, diciamolo subito, difficilissimo. "Sono un professionista, il giorno che rifiuterò qualche incontro vorrà dire che sarà arrivato al capolinea". Dopo il Tricolore, Salvatore e Cristian Cherchi (suoi procuratori) stanno già pensando a un match con un titolo internazionale in palio. "L'obiettivo è tornare a combattere per il titolo europeo", dice. "Con Alessandro Barracu", che lo segue a Nuoro nella nuova palestra, "e Omar Loi" con cui cura tattica e tecnica, "abbiamo questo obiettivo".

Riparte anche dopo le critiche, Alessandro Goddi. In molti, soprattutto attraverso i social, lo avevano dato per finito dopo la sconfitta per cappaò con il polacco Szeremeta (che sta per combattere per il Mondiale) con il titolo europeo in palio. "Smentirò anche loro", dice con un pizzico di rabbia. "Nello sport si può vincere o perdere, anche a me è capito l'una e l'atra cosa. L'impostante, però, è sapersi rialzare dopo una sconfitta e andare avanti. Grazie a mia moglie Laura, mio suocero, i miei allenatori e maestri, questo percorso è ricominciato e torno più forte di prima".

Sia chiaro, non è un pugile trasformato Goddi. Sarebbe banale e sciocco solo pensarlo. E' "solo" un uomo più ricco, grazie alla famiglia. E' una persona dolcissima in famiglia. "Mi rilasso quando sono con quella donna stupenda di mia moglie Laura". E come papà?, "La prima volta che ho cambiato il pannolino a Leon confesso che un po' mi tremavano le gambe. Ma sto imparando, anche se non sono bravo come mia moglie Laura". Leon, appena due mesi, entra già in palestra. "La mattina, quando Laura va al lavoro, lo porto con me". Tra un allenamento al sacco e alcune figure sul ring, scatta il momento biberon. "Di solito dorme, ma quando chiama sono pronto".
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