"Sono figlio di gente onesta, di chi ha sacrificato una vita per il lavoro sopportando per anni di farsi sputare addosso senza mai ricevere nulla".

Si apre così il lungo post che Achille Lauro, dopo la popolarità raggiunta anche grazie a Sanremo, dedica ai genitori, nel racconto di un'infanzia fra luci e ombre.

"Mio padre di giorno insegnava pur di portare a casa quattro soldi – spiega Lauro - e di notte non dormiva ossessionato dal rimanere condannato in una misera vita. Ho visto mia madre fare lavori umilianti ma caritatevoli. Mai dirò che mi ha fatto mancare qualcosa". "Ha vissuto per gli altri, andava sulla strada ad aiutare prostitute a salvarsi assumendosi grandi rischi, ospitava a casa bambini di famiglie in difficoltà anche quando noi stessi eravamo disperati".

"La mia rabbia e la mia ambizione", specifica poi il cantante, nascono "dalle umiliazioni".

"Il mio nome è famoso perché tutti hanno conosciuto me quando dormivo in una macchina, quando vivevo in uno squallido hotel a Boccea, quando avevo paura per mia madre, quando a Val Padana c'erano quei ragazzi e oggi sono rimasti solo ritratti sui muri e fiori".

"Sono diventato migliore di ieri – la conclusione - perché sono già stato chi nessuno sarebbe mai voluto essere". "È ora di aprire il nuovo sipario".

(Unioneonline/v.l.)
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