"Questo libro è stata una necessità e anche una terapia perché volevo scrivere e non ci riuscivo. Grazie a tutti, senza di voi non ce l'avrei fatta“. Sono le parole con cui Andrea Vianello ha esordito all'Auditorium del museo Maxxi di Roma per presentare "Ogni parola che sapevo" (Mondadori), il toccante libro in cui il celebre giornalista Rai parla dell'ictus quasi mortale che lo ha colpito un anno fa (il 2 febbraio 2019) e delle tappe del suo percorso di riabilitazione grazie al quale ha recuperato la capacità di parlare.

Un racconto che parte dal malore in casa e tocca poi l'operazione che l'ha strappato alla morte, qundi il lungo recupero, anzitutto per riacquistare la parola.

Sul palco insieme a lui il neodirettore di Raiuno Stefano Coletta, il direttore di Rai Radio3 Marino Sinibaldi la scrittrice Simona Sparaco, Francesco Siciliano, che ha regalato al pubblico emozionanti letture, e la presidente della fondazione Maxxi Giovanna Melandri.

Il giornalista ha poi approfittato dell'occasione per lanciare quella che definisce la sua "battaglia civile" contro i rischi delle manipolazioni al collo.

"Non soffrivo di pressione alta e il mio colesterolo era a posto. Ma due giorni prima del mio ictus – ha spiegato - mi ero sottoposto a delle manipolazioni al collo da un osteopata. I neurochirurghi con cui ho parlato mi hanno spiegato che la dissecazione della carotide può avvenire anche per un trauma di questo genere".

"Ci sono dei rischi? A quanto pare sì. In pochi però ne sono a conoscenza e questo è sbagliato", ha precisato. Quindi l'ulteriore puntualizzazione: "Non sto parlando di massaggi vari, ma soltanto delle manovre al collo".

Quanto all'ictus "è una parola che fa paura - ha spiegato - ha sopra un tabù, come l'ha avuto per tanti anni la parola tumore. E l'ictus fa paura prima di tutto a noi che l'abbiamo avuto. Sembra quasi ci sia arrivato per colpa nostra e non è assolutamente così. Io sono stato fortunato, ci ho messo un po' di tempo, ma ho ripreso a parlare, anche se non sono la voce più veloce del west. Il danno ancora c'è, ma è una malattia che oggi si può prevenire, poi si può curare e c'è la riabilitazione: la medicina ha fatto grandi passi avanti".

(Unioneonline/v.l.)
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