Un "capolavoro indiscusso" del cinema, e una pellicola imprescindibile nella conoscenza della Sardegna del passato.

A 60 anni dalla lavorazione del film "Banditi a Orgosolo" Luciano Tovoli è tornato nel paese del suo esordio cinematografico.

Era il 1960 quando il regista Vittorio De Seta lo chiamò come direttore della fotografia del film, che nel 1961 avrebbe vinto il premio come miglior opera prima alla Mostra di Venezia.

Per lui, oggi 83enne, una calda accoglienza dal paese barbaricino, e un commovente abbraccio con "Peppeddu", il bambino del film, e con Mario Battasi, che impersonava il carabiniere.

"Avevo appena 24 anni ed ero fresco di studi al Centro sperimentale di Cinematografia di Roma", racconta Tovoli agli amici di Orgosolo, dove è giunto accompagnato da Antioco Floris, docente di cinema, fotografia e televisione all'Università di Cagliari, che quest'anno ha pubblicato il libro dedicato al film.

"Un amico mi segnalò al regista siciliano. Mi prese e partimmo per Orgosolo. Io ero incredulo, cosciente di essere giovanissimo, ma ho trovato uno che credeva nei diplomi e mi ha messo alla prova. In paese restammo sette mesi: è stata la mia palestra, da lì partì la mia carriera fortunata".

"Banditi a Orgosolo", un'immagine dal film (foto da frame video)
"Banditi a Orgosolo", un'immagine dal film (foto da frame video)
"Banditi a Orgosolo", un'immagine dal film (foto da frame video)

"È stato un lavoro durissimo nel Supramonte e con pochi mezzi - spiega Tovoli che ha firmato anche lavori del calibro di Suspiria, Dracula e il Mistero di Oberwald - eravamo una troupe di sole quattro persone e navigavamo a vista. Tutte le mattine De Seta, nella porta della mia camera imbucava qualche foglio con scritto il mio lavoro della giornata. Appena arrivato ho fatto il casting con lui per qualche mese: gli attori erano tutti di Orgosolo, dovevamo educarli alla recitazione. Devo dire che siamo stati aiutati e accolti da amici, dopo essere stati terrorizzati prima di partire. 'Ma proprio a Orgosolo dovete andare? Avrete solo guai', ci dicevano. E invece dopo pochi giorni salutavamo tutti e ci volevano bene".

"Ogni problema che si presentava sul set lo risolvevamo insieme a Luciano - ricorda Mario Battasi, oggi 88enne - Per loro, che venivano da realtà diverse, immagino sia stato duro lavorare in Supramonte".

Quanto a De Seta, Battasi ha raccontato come avesse molto "a cuore il film, che fu uno spartiacque nella storia di questo paese: da allora è diventato il paese dell'interno più visitato in Sardegna".

(Unioneonline/v.l.)
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