Siamo più forti noi. In sedia a rotelle. I capelli appena ricresciuti dopo la chemio. Le cicatrici sulla pelle e nell'anima. Siamo più forti noi, come canta Vasco. E noi lo attendiamo su questa grande pedana dove ci sono quelli più forti. Gli allettati, i claudicanti, chi non ci vede più, chi sente così così. Cagliari, Fiera Campionaria, 18 giugno 2019, siamo ancora qua. Anche chi, per un minuto, ha temuto di non esserci. Ma poi ci ha pensato Vasco a dire, chiaro e tondo, che su questa pedana voleva anche (e forse soprattutto) Laura Floris, 1965, Desulo.

Laura confessa che una volta, tanti anni fa, ha saltato come una gatta le cancellate del Sant'Elia e come un felino è sgattaiolata verso il palco del Komandante piazzato sul campo. "Senza pagare", sussurra per regalarci una risata. Oggi non potrebbe più, da quando la sclerosi multipla l'ha imprigionata a letto. Se il corpo diventa una gabbia, i desideri non si fermano, le passioni restano passioni, la musica diventa una grande alleata. Laura, quando ha dovuto scegliere un'assistente sanitaria, che supplisse a ciò che la malattia le stava strappando via, l'ha sottoposta a un colloquio molto severo: "Ti piace Vasco Rossi?". Carla che aveva 21 anni, ha dato la risposta giusta e il posto è stato suo.

Dobbiamo fare un piccolo passo indietro. Prima di arrivare su questa pedana, a un soffio del grande palco del Blasco, Carla Meloni ha preparato Laura a casa. Con lei c'era l'altra assistente Micaela.

Casa Castelli Floris, Baracca Manna, mancano tre ore al concerto, e a guidare le operazioni di questa grande avventura c'è Antonella, la sorella più piccola di Laura, che con tutta la sua famiglia non ha voluto che il destino di due ragazze, nate sotto lo stesso tetto, prendesse strade diverse. Eccoli qua. Ci sono poi i nuovi amici, quelli per una notte che poi diventeranno fratelli per una vita. Quella che ci è stata data, quella che ci resta. Sia quel che sia.

Eccoli qua i soccorritori della Coop Sam, Rosanna Bernardini e Francesca Murgia, l'anestesista rianimatore Christian Cuboni. "Ciao Christian, ti ricordi quando si andava a ballare?". E infine, l'infermiere di rianimazione Gabriele Cozza. Si prepara il letto da trasferta. Si attaccano tutti i macchinari e via verso l'ambulanza. Liberi, Laura, finalmente liberi. Respira piano a piccoli sorsi. Sorridi. Ci siamo quasi. Una vicina si affaccia e saluta. Poi un'altra: "Buon concerto, Laura!".

Siamo sulla strada, poi dentro l'ambulanza e prima che i portelloni si chiudano c'è l'ultimo saluto. "Ciao, figlia mia. Divertiti, divertiti". Questa signora scolpita nel leccio è la mamma di Laura e Antonella, che ci saluta come si diceva arrivederci sul molo di un traghetto.

Vivere. È passato tanto tempo. Vivere è un ricordo senza tempo. Vivere, per Laura stasera si torna a vivere veramente. Francesca salta alla guida e con calma attraversa la città. E quando finalmente eccoci in dirittura della zona off limits per le auto, i posti di blocco si aprono. Nelle radiotrasmittenti di chi presta servizio ai varchi rimbalza la voce: "Sta arrivando Laura". Merito di una catena solidale, di un articolo su L'Unione scritto da Daniela Melis, collega di quelle forti. Più forti di noi. Potere della parola che ora passa di bocca in bocca. Arriva Laura.

Ad attenderci al grande cancello di viale Diaz c'è Michele Alias, l'uomo faccia da ragazzo, che ci ha permesso tutto questo guidando l'immensa macchina dell'assistenza sanitaria alla Fiera. Coop Sam e Sardegna soccorso al coordinamento di 100 fra volontari e soccorritori, 20 ambulanze, 4 équipe medicalizzate e un punto medico avanzato per il quale si sono messi a servizio diversi medici.

Ci siamo. Siamo sulla pedana. A un soffio dal palco. Alle nostre spalle il pubblico urla "Laura, Laura". Vasco è sul palco, inizia a cantare, e Laura Floris canta con lui per una notte intera.

Francesco Abate

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