"Non rispetta i nostri sentimenti. Questo cantautore ha settant'anni e potrebbe andare in pensione".

Sono le parole di Paola Regeni sulla canzone, dal titolo "Giulio", che Roberto Vecchioni ha dedicato a suo figlio ucciso al Cairo nel 2016.

L'occasione è un incontro al Salone del Libro di Torino, dove la madre di Regeni non usa mezzi termini per descrivere lo stato d'animo suo e del marito impegnati a tenere viva una denuncia che mai dovrà diventare solo un ricordo.

"Non abbiamo bisogno di canzoni su Giulio — spiega Paola — come quella scritta da un noto cantautore settantenne o di scoop giornalistici. Se qualcuno ha qualche informazione utile o qualche scoperta che noi non abbiamo, venga da noi a raccontarla e poi scrive i libri. Chi ha fatto libri su Giulio è gente che ha tempo a disposizione, tempo di fare copia e incolla. A noi i libri copia incolla non servono".

"Ci sono rimasto male - la replica di Vecchioni in un'intervista rilasciata a Rolling Stone -.Le ho detto che questa è una canzone simbolo, in cui la madre protagonista è in realtà una madre universale. Come Andromaca, la mamma di Cecilia nei Promessi sposi, Ida per la Morante o la Madre coraggio di Brecht. Al centro del pezzo ci sono le mamme del mondo, e i loro figli meravigliosi. Si fa accenno alla vicenda di Giulio, ma in maniera corretta e innamorata, senz'altro dalla sua parte. Per questo non credo di aver leso alcun diritto della signora, che conosco e a cui voglio bene".

"Ho mantenuto la promessa di non cantarla in tv – ha quindi aggiunto - o parlarne con i giornalisti. L'ho cantata in teatro e la farò in tour, ma l'ho tenuta in un angolo. Non l'ho fatta diventare un singolo per rispetto a lei, anche se ci avevo pensato. Non volevo strumentalizzare la vicenda, non so cos'altro avrei dovuto fare".

E alla richiesta di Paola Regeni di rinunciare al brano risponde che "me lo imponeva la mia libertà espressiva, non mi si può togliere una canzone".

(Unioneonline/v.l.)
© Riproduzione riservata