Proseguono in prima commissione del Senato le audizioni sul ddl di iniziativa popolare che modifica l'articolo 119 della Costituzione per riconoscere il «grave e permanente svantaggio naturale derivante dall'insularità». Martedì scorso ha detto la sua sul tema Maria Antonietta Mongiu, presidente del Comitato scientifico sardo per il riconoscimento dell'insularità. «Positivo che il lavoro con i parlamentari abbia dato i suoi frutti», evidenzia soddisfatta la docente ed ex assessore regionale. «In un momento di anti-regionalismo come quello che stiamo vivendo è necessario distinguere la lana dalla seta e riconoscere che la Costituzione non è uguale per tutti, esattamente come avviene per la disparità di genere. Il luogo di nascita non può essere determinante per il destino delle persone». Secondo Mongiu «occorre ripensare l'autonomia, che non può essere accostata soltanto ai soldi: sono i costi sociali ad essere importanti. Apprezzo l'unità di intenti anche politica che l'insularità ha suscitato, ho fatto i complimenti ai senatori sardi», ha aggiunto facendo riferimento al consenso trasversale che l'iniziativa ha riscosso. E proseguendo: «Come diceva lo storico Fernand Braudel, la geografia determina la storia, e la geografia ha condizionato e condiziona la Sardegna. La Repubblica tiene conto di questo?». Troppe per Mongiu le disparità che la Sardegna deve subire e troppo pochi i fondi che la Regione riceve per garantire diritti fondamentali come quello alla salute e all'istruzione: «Per questo abbiamo messo su un movimento di popolo, 240 sindaci coinvolti e 200mila firme raccolte per presentare il testo non è soltanto un percorso d'elité», ha concluso. All'audizione hanno assistito i senatori sardi Gianni Marilotti (M5S), Lina Lunesu (Lega) e Emilio Floris (FI), tra coloro che hanno sostenuto l'incardinamento del testo in commissione.

Vincolo da rimuovere. Rimuovere il vincolo paesaggistico sul Porto Canale di Cagliari, che «comporta un aggravio di costi e tempi per ottenere tutte le autorizzazioni propedeutiche a qualsiasi intervento strutturale» e impedisce dunque l'ammodernamento che consentirebbe a Cagliari di giocare un «ruolo strategico negli scambi commerciali, nella logistica, nella cantieristica navale industriale e da diporto ed essere il nuovo polo attrattivo per le società innovative che dispongono di risorse da investire nel Mediterraneo». Lo chiede al governo il deputato sardo del Pd Andrea Frailis in un'interrogazione depositata giovedì scorso alla Camera. Il vincolo ha determinato il blocco di «100 milioni di euro di investimenti di competenza dell'Autorità di sistema portuale del mare di Sardegna. Tali risorse potrebbero trasformare il porto industriale, sia con il nuovo attracco delle navi Ro-Ro, sia con la cantieristica navale del porto industriale», spiega Frailis. «È ferma intenzione di tutte le istituzioni locali fondare la crescita del territorio di Cagliari su uno sviluppo autonomo. Perciò sarebbe opportuno anche accelerare l'azione degli organi preposti per l'attuazione della zona economica speciale».

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