Carciofi, ulivi e infine
cetrioli. Mercoledì scorso, dopo le comunicazioni del premier Giuseppe Conte, l'Aula della Camera ha avviato un dibattito in vista del Consiglio europeo con insoliti risvolti ortofrutticoli. Ha aperto le danze Renato Brunetta, storico esponente di Forza Italia. «È che stiamo passando», ha detto rivolgendosi al premier, «dalla logica del package approach alla logica del carciofo. Lei la conosce la logica del carciofo: sì, penso, la sua terra è una terra di grandi carciofi», spiegando che si tratta di una strategia utilizzata dai giocatori più forti per affrontare i problemi uno ad uno invece che in una logica a pacchetto. Da un ortaggio a un albero da frutto, ecco Maurizio Lupi, deputato del Misto: «Io vorrei dirle che forse meglio della politica del carciofo la dovrebbe sostenere la politica dell'ulivo, perché l'ulivo ha un elemento fondamentale: la radice, la solidità, l'idea di rappresentare una terra che non guarda a due anni ma guarda ai secoli». Ed ecco infine l'ortaggio più utilizzato per significare fregature, citato dal più pragmatico dei leghisti, Claudio Borghi, che spiega così la volontà dell'Italia di chiedere all'Europa un bilancio più pesante: «Io penso che invece qui c'è una logica di un altro prodotto tipico della Puglia, che è il cetriolo».
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