La chemioterapia neoadiuvante, eseguita prima dell’intervento chirurgico per tumore della mammella è una procedura ormai di routine nella cura della neoplasia. Le grandi dimensioni del tumore fino a qualche tempo fà erano la principale indicazione: lo scopo principale era eseguire la chemioterapia per consentire una riduzione della massa tumorale ed evitare alla donna la mastectomia. "Oggi le conoscenze e gli orientamenti oncologici sono cambiati. Si valuta, oltre alle dimensioni, anche l’aggressività del tumore per cui sono candidate alla chemioterapia preoperatoria anche quelle donne che presentano un tumore piccolo ma con caratteristiche di aggressività e maggior rischio di metastasi", spiega Carlo Cabula, direttore SC di Chirurgia Oncologica e Senologia, ospedale Oncologio “A.Businco” di Cagliari.

Queste forme sono anche le più responsive alla chemioterapia per cui si assiste spesso ad una riduzione notevole delle dimensioni del tumore finanche alla sua scomparsa agli esami come la mammografia e la risonanza magnetica. "Anche in questi casi però i chirurghi oncologi sottopongono a intervento la paziente eseguendo con successo asportazioni di minore estensione della ghiandola e associando l’oncoplastica che permette la ricostruzione del cono ghiandolare con migliori risultati estetici", dice ancora l'esperto.

Un recente studio ha dimostrato che i risultati della RM non sono abbastanza accurati per il rilevamento della risposta completa dopo chemioterapia ed effettuare in questi casi le biopsie non porta a risultati abbastanza accurati da confermare l’effettiva risposta patologica completa dopo chemioterapia. "Per tale ragione", conclude il dotto Cabule, "anche se sono in corso studi specifici, al momento non è possibile omettere la chirurgia a seguito del trattamento sistemico primario anche in caso di completa scomparsa della neoplasia".
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