La sclerosi sistemica va verso importanti novità con terapie efficaci e opportunità di diagnosi precoce grazie a due studi a cura di Gabriele Valentini, docente dell'Università degli Studi della Campania "Luigi Vanvitelli".

La malattia è di tipo autoimmune sistemica reumatica (connettivite) ed è caratterizzata da manifestazioni vascolari e da fibrosi della cute e degli organi interni, associata ad aumento della mortalità, dovuta nel 20% dei casi a complicanze cardiache.

Grazie allo studio, pubblicato sugli "Annals of Rheumatic Disease" e finanziato dalla Comunità europea, i ricercatori hanno scoperto che l'uso di farmaci vasodilatatori e dell'aspirina a basse dosi determina una riduzione dell'incidenza di aritmie ventricolari e una riduzione dell'incidenza di blocchi cardiaci e di necessità di impianto di pacemaker.

Questi farmaci, privi di sostanziali effetti collaterali, potrebbero quindi essere usati nei pazienti affetti da sclerosi sistemica, al fine di ridurre l'incidenza delle manifestazioni cardiache e, conseguentemente, la mortalità associata a questa patologia.

Lo studio è stato effettuato su 611 persone i cui risultati devono essere confermati con il trial randomizzato controllato.

(Unioneonline/s.s.)
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