"È il momento che emergano in Parlamento le voci che hanno a cuore le sorti della Repubblica. Le mie dimissioni sono al servizio di questa possibilità".

Al termine di una giornata sfiancante, con l'annuncio delle dimissioni del premier in Consiglio dei ministri e poi al Quirinale, Giuseppe Conte scrive in un post di averlo fatto per "la formazione di un nuovo governo che offra una prospettiva di salvezza nazionale. Serve un'alleanza, nelle forme in cui si potrà diversamente realizzare, di chiara lealtà europeista, in grado di attuare le decisioni che premono".

"Questo conta - le sue parole -. Che il nostro Paese si rialzi in fretta e possa mettersi alle spalle la pandemia e le tragedie che essa ha arrecato, in modo da far risplendere la nostra nazione nella pienezza delle sue bellezze".

Domani alle 17 partirà la giostra delle consultazioni al Quirinale: "Il Presidente della Repubblica - la nota del Colle - si è riservato di decidere e ha invitato il Governo a rimanere in carica per il disbrigo degli affari correnti".

IL GRUPPO DEI RESPONSABILI - Al Senato intanto si forma il gruppo dei "volenterosi": dieci senatori che però già avevano votato la fiducia al governo Conte lo scorso 19 gennaio, con i numeri complessivi che dunque rimangono inferiori alla maggioranza assoluta. Quel giorno Conte ottenne 156 voti alla fiducia, a cui aggiungere un parlamentare M5s positivo al Covid, ma a cui sottrarre 3 senatori a vita (Cattaneo, Segre, Monti): si scende a quota 154 senatori eletti, sette in meno della maggioranza assoluta.

IL CENTRODESTRA - Nessun appoggio al Conte ter ma assoluta disponibilità a votare in Parlamento ogni provvedimento "a favore degli italiani, a partire dai ristori e dalla proroga del blocco delle cartelle esattoriali". Questa la linea emersa nel vertice dei leader dell'opposizione. La nota congiunta diffusa al termine della riunione smentisce che i leader possano andare al Colle per le consultazioni a ranghi sciolti.

Si annuncia una "delegazione unitaria", composta da tutti i leader, nessun riferimento al voto. Ma dura poco: prima il segretario della Lega, Matteo Salvini, lasciando la riunione, chiede che la parola "torni agli italiani". Poco dopo, in diretta Facebook, la presidente di Fratelli d'Italia Giorgia Meloni definisce andare al voto addirittura "l'unica cosa seria da fare". E ricorda che "la finestra per le urne è aperta". Nel corso della giornata circola anche la notizia che al Colle potrebbe salire il presidente Silvio Berlusconi, ma Forza Italia fa sapere che non ha ancora deciso il da farsi.

IL COLLE - Il Quirinale pronto a sondare in profondità i gruppi parlamentari per accertare "se sia possibile creare una maggioranza con numeri solidi attorno a un programma certo". L'ipotesi Conte-ter tiene banco, ma al Colle da tempo si studiano anche altre soluzioni. A partire dalla possibilità di assegnare un incarico esplorativo a un'altra personalità.

Più difficile che dalle consultazioni possano scaturire già indicazioni per assegnare un incarico pieno a qualcuno che non sia a Conte. Se non si materializzerà una maggioranza, il Quirinale potrebbe costruire un governo elettorale - probabilmente non con l'attuale premier - per portare il Paese al voto a giugno.

(Unioneonline/D)
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