La spallata del 6 a zero tanto agognata da Matteo Salvini non c'è e la sfida tra centrodestra e centrosinistra finisce tre pari.

Al primo restano il Veneto e la Liguria con i riconfermati Luca Zaia e Giovanni Toti. E vanno anche le Marche con Francesco Acquaroli e una sonora sconfitta per la sinistra dopo 25 anni.

Ma le buone notizie per la coalizione di Salvini-Meloni-Berlusconi finiscono qui, almeno per le aspettative del leghista. Michele Emiliano in Puglia marcia verso la vittoria sull'ex presidente Raffaele Fitto. Eugenio Giani sta soffiando la contesa Toscana alla leghista Susanna Ceccardi, Vincenzo De Luca resta saldamente al suo posto in Campania.

Il voto disgiunto è stato determinante in Toscana e Puglia con molti elettori di M5s che hanno raccolto l'appello. Detto questo "il risultato è stato inferiore rispetto alle precedenti elezioni regionali", ha ammesso Vito Crimi. Per Italia Viva poco più che briciole: "Il riformismo non può essere identificato con un risultato del 2-3% - accusa il vicesegretario Pd Andrea Orlando -. C'è stato un errore e una mancanza di prospettiva unitaria su cui Iv deve riflettere".

Escono vincitori (o comunque non perdenti come temevano) i dem guidati da Nicola Zingaretti: "Si vota e il Pd è il primo partito politico italiano", dice lui ma non "cadiamo nel tranello del rimpasto sui nomi".

In conferenza stampa l'amarezza di Salvini è palpabile: ricorda le 14 regioni già governate dal centrodestra, che oggi diventano 15, e si trova anche a dover rispondere a domande sulla competizione con il "Doge" Luca Zaia, la cui lista ha surclassato quella "ufficiale" della Lega in Veneto: "Che Zaia sia uno dei governatori più amati è un motivo di vanto. Non temo e non soffro nessuna competizione interna, la mia competizione è con il Pd".

Comunque, si consola: "Se in una Regione come il Veneto i 5Stelle sono al 3% e se a casa di Di Maio faticano ad arrivare al 10%, e nell'unica regione in cui si è provata l'alleanza di governo, in Liguria, M5S e Pd hanno preso una batosta memorabile... Lascio a loro le riflessioni".

QUI VENETO - La percentuale che porta Luca Zaia a vincere per la terza volta a Palazzo Balbi è da record: le proiezioni e i primi voti reali lo danno tra il 75 e il 78%, il più alto consenso da quando esistono le Regioni. Una vittoria annunciata, certo, ma non in questi termini.

A farne le spese non è stato solo il Pd e il centrosinistra, il cui candidato, Arturo Lorenzoni, che ha vissuto buona parte della campagna elettorale prima in ospedale e poi a casa sotto scacco del Covid, ha solo il 13%.

Ma lo stesso partito di Matteo Salvini: il rapporto tra Zaia e Lega, nei dati parziali, è di 1 a 3.

QUI LIGURIA - "Grazie Liguria! Altri 5 anni insieme per rendere meravigliosa la nostra regione". Giovanni Toti festeggia la vittoria nella sua Liguria: lo schieramento di centrodestra è sopra il 54% dei consensi, la sua lista Cambiamo! con Toti presidente ottiene il 23%.

Il principale sfidante, Ferruccio Sansa, si ferma al 40%. E' l'unico su cui Pd e M5s abbiano trovato l'accordo.

E proprio per questo, dice Toti, è "una delle peggiori sconfitte in assoluto del centrosinistra. Vuol dire chel'unica espressione dell'alleanza giallorossa di governo ha fatto il peggior risultato della storia per tutti i partiti che la compongono. Segno che agli elettori liguri non sono piaciute scelte di questo governo e un'alleanza che aveva il profumo del potere e poco quello della novità".

QUI MARCHE - Bel risultato di Fratelli d'Italia nelle Marche, con Francesco Acquaroli che batte Maurizio Mangialardi (Pd-Iv) e Gian Mario Mercorelli (M5s).

Non hanno funzionato gli appelli al voto utile dei big del Pd, tra cui Nicola Zingaretti e il ministro Roberto Gualtieri, per le Marche è una vera svolta storica dopo decenni.

"Trionfo Marche - festeggia Giorgia Meloni su Facebook -. Grazie a Francesco Acquaroli e a Fratelli d'Italia un'altra roccaforte della sinistra sarà amministrata dal centrodestra. Da nord a sud Fratelli d'Italia è l'unico partito che cresce in tutte le regioni al voto".

QUI PUGLIA - Sempre più solido il vantaggio di Michele Emiliano sull'ex presidente Raffaele Fitto, mentre non c'è storia con la M5s Antonella Laricchia e il renziano Ivan Scalfarotto.

"Siamo consapevoli che la Puglia non ha piegato la schiena davanti a nessuno - commenta Emiliano -. E' stato un gioco di squadra, qui non ha vinto nessuno da solo, abbiamo vinto tutti insieme e abbiamo dimostrato soprattutto all'Italia che la Puglia c'è, che la Puglia ce la fa e che oggi è ancora primavera ed è una primavera che appartiene a tutti coloro che hanno dato una mano".

QUI CAMPANIA - Resta saldamente al suo posto Vincenzo De Luca, in testa con il 67% su Stefano Caldoro del centrodestra e Valeria Ciarambino del M5s.

Il governatore "del lanciafiamme" avrebbe intercettato i due terzi dei consensi prosciugando di voti soprattutto il bacino del centrodestra dove non sfonda la Lega (6%).

Un risultato elettorale, scandisce De Luca, "che non può essere letto in termini di destra e di sinistra: la mia candidatura è stata sostenuta dal mondo progressista ma anche da tante forze moderate e da tante forze della destra non ideologica". Tutte forze che "si sono riconosciute in un programma di governo, nel lavoro fatto in questi anni".

QUI TOSCANA - Si profila una vittoria netta del centrosinistra in Toscana con il candidato governatore Eugenio Giani, al momento avanti di circa otto punti percentuali, al 48,2%, davanti a Susanna Ceccardi del centrodestra.

Si allontana così la paura del Pd di perdere la Toscana e cedere il passo al centrodestra che pure raggiunge il 40% e cresce rispetto alle regionali del 2015 quando si presentò diviso. Per Giani, "è un voto dei toscani per la Toscana", e a prevalere sono stati "la competenza sull'ignoranza, l'esperienza sul pressappochismo, la passione sulla forma e l'immagine. Con queste caratteristiche ritengo di aver intercettato e colto tanta gente della Toscana". La Ceccardi ammette la sconfitta e si congratula con Giani: "È stata una bella partita. Ci ho messo anima e cuore, insieme a tutti quelli che mi hanno aiutata".

QUI VALLE D'AOSTA - In Valle d'Aosta (dove si vota con un sistema elettorale diverso rispetto alle altre regioni) cresce fino al 20-24% la Lega ma rispunta a sorpresa un polo progressista (13-17%) con la rinascita del Pd, fuori dall'assemblea dal 2018.

Il centrodestra di Emily Rini, che Silvio Berlusconi sogna alla presidenza della Regione, tiene una posizione strategica dell'8-10%, mentre il M5s rischia di scomparire.

In questo caso si tratta solo di exit poll, lo spoglio comincerà domattina assieme alle amministrative.

(Unioneonline/D)

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