Domare le tensioni, tra la manovra e la legge elettorale, e chiuderle il più in fretta possibile per non vederle esplodere.

È questa la strategia scelta da Giuseppe Conte per far durare il più possibile la legislatura di un esecutivo che sembra più simile a una polveriera. Strategia condivisa dai suoi vice in pectore, il capo del Movimento 5 Stelle Luigi Di Maio e il segretario del Partito democratico Nicola Zingaretti.

Ma è il premier in questo momento a non passarsela troppo bene, in primis dopo la polemica sulle visite a Roma del ministro della Giustizia Usa, William Barr, per incontrare i vertici dell'intelligence sul caso Russiagate con finalità ancora poco chiare.

Il presidente del Consiglio si dice sicuro che non ci siano state anomalie da parte italiana e ha promesso di chiarire la sua posizione al Copasir: "Non è concepibile che l'intelligence si muova al di fuori del controllo parlamentare e dei compiti che il Governo le assegna", garantisce Conte, smentendo tra l'altro la ricostruzione che aveva fatto infuriare il Pd, secondo cui avrebbe chiesto informazioni sull'azione dei Servizi segreti italiani con i precedenti governi.

Ma oltre agli 007 italiani, nel mirino c'è anche lui, visto che secondo alcune ricostruzioni avrebbe dettato all'intelligence la linea da tenere con gli Stati Uniti e autorizzato indagini sull'inchiesta che ha travolto il presidente Donald Trump.

Il secondo nodo è l'ex premier Matteo Renzi con cui i rapporti restano ai minimi termini. Il senatore di Firenze assicura di non voler alimentare altre polemiche ma non nasconde l'irritazione, in un post su Facebook, per essere stato definito un "prepotente" da Conte, in colloqui non smentiti con alcuni giornali.

Tra i due le comunicazioni dirette sono interrotte da qualche giorno e Renzi non intende sedersi ai tavoli di governo: sarà Teresa Bellanova a rappresentarlo, ribadisce. E sarà Conte, aggiunge, ad assumersi la responsabilità della manovra, "Iv la valuterà". Senza sconti.

LE REGIONALI - Intanto sul fronte più politico della maggioranza Luigi Di Maio si siede al tavolo con Nicola Zingaretti, con un vertice ad hoc che si è tenuto lunedì e che è stato tenuto riservato per oltre 24 ore.

Al centro innanzitutto il dossier Umbria, dove M5S e Pd corrono assieme a sostegno del civico Vincenzo Bianconi. Ma secondo fonti Dem il vertice è servito a fare il quadro sulle alleanze in generale, evocando una "fase due" in chiave Regionali.

E, nell'incontro, secondo le stesse fonti si è parlato anche di Calabria, Regione sulla quale è forte il malumore interno al Movimento, con i parlamentari contrari, al momento, a fare alleanze e la deputata Dalila Nesci che ha già avanzato la propria candidatura.

(Unioneonline/D)
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