Un applauso dell'Aula, proveniente soprattutto dai banchi di M5s, ha salutato l'approvazione definitiva della riforma per il taglio dei parlamentari.

L’ok definitivo al disegno di legge costituzionale, che riduce i deputati a 400 dai 630 attuali ed i senatori a 200 dagli attuali 315, è stato definitivamente approvato a Montecitorio con 553 voti a favore, 14 contrari e due astenuti.

Trattandosi di un disegno di legge costituzionale, era richiesta la maggioranza assoluta dei componenti dell'Assemblea, pari a 316 voti. Tutti i partiti hanno votato a favore.

LE REAZIONI - Il primo a esultare è Luigi Di Maio: "Una riforma storica, una grandissima vittoria per i cittadini italiani. Per la prima volta grazie a M5S abbiamo assistito a parlamentari che tagliano sé stessi, ne sono orgoglioso". Il leader pentastellato poi tende la mano al Pd: "Siamo stati e saremo sempre leali. Abbiamo stabilito un percorso per mettere a posto i regolamenti di Camera e Senato, le leggi elettorali, per fare in modo che si attivino tutti i pesi e contrappesi che servono a questa riforma. Da domani discuteremo del problema di rappresentanza che si apre".

"A differenza di Pd e 5 Stelle la Lega non tradisce e mantiene la parola", è il commento di Matteo Salvini.

"Fiera che il taglio sia stato possibile soprattutto grazie a Fratelli d'Italia che, dall'opposizione e senza chiedere nulla in cambio, lo ha sempre votato in tutte e quattro le letture", rivendica Giorgia Meloni.

"Quella del taglio dei parlamentari è una riforma che prelude anche ad una maggiore efficienza dei lavori parlamentari", afferma il premier Conte.

E il segretario Pd Nicola Zingaretti rivendica: "La riduzione dei parlamentari è una riforma che il centrosinistra e il Pd portano avanti, in forme diverse, da 20 anni. Oggi abbiamo deciso di votarlo tenendo fede al primo impegno del programma di governo e anche perché abbiamo ottenuto che la riforma si inserisca in un quadro di garanzie istituzionali e costituzionali che prima non c'erano. Ecco il motivo del nostro sì, rispetto al no che avevamo dato qualche mese fa".

IN SARDEGNA - La riforma avrà ripercussioni che potrebbero essere oggetto di critiche da parte delle regioni medio piccole come la Sardegna, che come Trentino Alto Adige, Friuli, Liguria, Marche, Umbria, Abruzzo, Basilicata, Calabria, specie al Senato, non eleggeranno parlamentari di tutte le opposizioni, visto il sistema tripolare.

Nell'Isola alla Camera dai 17 seggi si scende agli 11 (-35,3%). In Senato dagli 8 ai 5 (-37,5%). Perde nove parlamentari: una variazione che in percentuale si allinea alle altre regioni ma che, per il numero di abitanti dell'Isola, vede la nostra come una delle regioni più penalizzate.

Il senatore di Italia Viva Giuseppe Cucca spiega: "L'opposizione, qualsiasi essa sia, non eleggerà rappresentanti". L'auspicio è che la nuova legge elettorale nazionale possa compensare in qualche modo questo svantaggio.

(Unioneonline/v.l.-L)
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