Mancano 48 ore alla deadline che si è imposto il presidente del Consiglio Giuseppe Conte per la risoluzione della crisi di governo. E anche oggi si prospetta una giornata frenetica, con Conte che ha convocato i capigruppo M5s e Pd a Palazzo Chigi alle 17.30 per un vertice che potrebbe essere decisivo.

Stamattina intanto Luigi Di Maio e Nicola Zingaretti hanno riunito i loro per fare il punto della situazione: "Questa mattina - ha scritto Di Maio - ho incontrato ministri, viceministri e sottosegretari del MoVimento 5 Stelle. Un saluto alla grande squadra del MoVimento che ha governato per 14 mesi con impegno e dedizione, pensando sempre al bene dei cittadini. Comunque andrà sono orgoglioso di loro e del lavoro svolto", ha aggiunto.

DIPENDE DA ROUSSEAU - Sulla trattativa pesa ora il voto su Rousseau, fissato dopo tante incertezze a domani, tra le 9 e le 18.

Il quesito cui gli iscritti sono chiamati a rispondere è chiaro: "Sei d'accordo che il MoVimento 5 Stelle faccia partire un Governo, insieme al Partito Democratico, presieduto da Giuseppe Conte?".

"Tutto dipende dall'esito delle consultazioni di domani su Rousseau", avrebbe detto Di Maio durante l'incontro a Palazzo Chigi, stando a quanto trapela. Posizione esplicitata stamattina dal capogruppo M5s al Senato Stefano Patuanelli: "La piattaforma - ha detto in un'intervista a Circo Massimo - è un mezzo che un movimento politico ha deciso di dotarsi per prendere le proprie decisioni, pari ad una direzione di partito. Se dovessero prevalere i no, il presidente del Consiglio dovrà sciogliere la riserva di conseguenza: in modo negativo. Non vedo alternativa".

NELLA MORSA - Sul nodo vicepremier, Di Maio si trova nella curiosa situazione di dover affrontare un inedito fronte comune tra il Garante Beppe Grillo e i democratici.

Ieri Dario Franceschini, supportato dal segretario Zingaretti, ha proposto di tagliare la testa al toro ed eliminare le due figure. Una sorta di "passo indietro" quello di Franceschini, visto che proprio l'ex ministro dei Beni culturali era in pole per quella poltrona, per tentare di uscire dallo stallo.

Dai 5 Stelle nessuna risposta, a parte quella (negativa) di Gianluigi Paragone, che su Facebook ha messo nero su bianco la necessità che "Di Maio resti centrale, anche a Chigi". A sorpresa arriva però la scure di Grillo, con il Garante che ha esortato il M5S a non pensare solo alle poltrone ma a riprendere le redini del Movimento delle origini.

E CONTE? - A quanto pare il premier incaricato non ha nessuna intenzione di rinunciare a un braccio destro, e punta a scegliere un "suo" uomo di fiducia, probabilmente più vicino all'universo M5S. Il nodo vicepremier, intanto, trascina con sé quello dei ministri: è chiaro che, se perde Palazzo Chigi, Di Maio pretenderà un dicastero altrettanto importante.

(Unioneonline/D)
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