Sul braccio di ferro, reale o presunto, fra Matteo Salvini e Luigi Di Maio, è lo stesso vicepremier leghista a chiarire, smentendo di aver imposto un ultimatum al collega all'indomani delle elezioni e come riportato da alcuni organi di stampa.

Secondo alcune testate, infatti, il leader leghista avrebbe dato trenta giorni di tempo a Luigi Di Maio per ottenere sei sì in tema di Tav, autonomia, cantieri, decreto sicurezza, riforme fiscali e riforma della giustizia.

Ma a rispondere è, appunto, lo stesso Salvini: "No, nessun ultimatum. Chi sono io per darlo".

Il vicepremier ha poi commentato circa la notizia rilanciata dall'agenzia economica Bloomberg e secondo cui la Commissione europea sarebbe pronta ad avviare una procedura d'infrazione sul debito 2018, che potrebbe aprire la strada a una sanzione da 3 miliardi e mezzo di euro.

"Mi auguro che non ci sia nessuno che mandi letterine", la replica del ministro dell'Interno. "Vi pare che in un momento storico in cui c'è una disoccupazione giovanile del 50% in alcune regioni italiane, in cui dobbiamo assumere in fretta medici e infermieri, da Bruxelles qualcuno in nome di regole del passato ci chieda 3 miliardi di multa e a settembre 20 miliardi di aumento di tasse? Ogni mia energia sarà usata per cambiare queste regole vecchie e superate".

"Il voto di domenica – ha ancora commentato - ha fatto capire che bisogna rimettere al centro dell'Europa il lavoro, le famiglie e l'economia reale. Tutti hanno capito che bisogna cambiare i parametri. E penso che tutti abbiano chiaro che al di là delle etichette, destra o sinistra, bisogna mettere al centro la vita vera. Altrimenti restiamo schiacciati tra Cina e Usa".

(Unioneonline/v.l.)
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