Esattamente un anno fa il popolo italiano dava una gran batosta ai partiti tradizionali e premiava nelle elezioni politiche il Movimento 5 Stelle e la rinnovata Lega di Salvini, che ha lasciato da parte l’indipendentismo diventando un partito nazionalista e sovranista.

Il nuovo Parlamento rivoluzionato, dopo una tribolata trattativa, ha votato la fiducia al governo Conte, nato in virtù di un contratto sottoscritto proprio dalle due forze premiate dagli elettori. A distanza di un anno dalle elezioni, e di nove mesi dalla nascita dell’esecutivo giallo-verde, cosa è stato fatto e cosa non è stato fatto del contratto di governo?

Le trattative (foto Facebook)
Le trattative (foto Facebook)
Le trattative (foto Facebook)

Tralasceremo i tanti punti fumosi, fatti di dichiarazioni di principio che lasciano il tempo che trovano, e ci soffermeremo sulle proposte più concrete.

A partire dalla prima, clamorosamente disattesa. "Intendiamo incrementare il processo decisionale in Parlamento", si legge nel contratto, quello che è sempre stato uno dei mantra dei 5 Stelle, che nella scorsa legislatura si sono spesso e volentieri scagliati contro il largo utilizzo del voto di fiducia che di fatto ammazza il dibattito parlamentare. Una legge su tre del governo Conte è passata con il voto di fiducia, secondo una recente analisi di Openpolis. Una percentuale (31,58%) leggermente inferiore a quella del governo Gentiloni (32,99%), superiore a quelle dei governi Letta e Renzi (tra il 26 e il 27%) e a quella del quarto governo Berlusconi (16,42%). Solo Monti (45%) ha fatto peggio. Promessa mantenuta? NO.

Giuseppe Conte, Matteo Salvini e Luigi Di Maio (Ansa)
Giuseppe Conte, Matteo Salvini e Luigi Di Maio (Ansa)
Giuseppe Conte, Matteo Salvini e Luigi Di Maio (Ansa)

Passiamo al codice etico: rispettato quello del contratto di governo (i condannati per i reati previsti dalla Severino e gli imputati per reati gravi non possono far parte dell'esecutivo), non quello del M5S. Ci sono infatti due sottosegretari imputati (Rixi e Garavaglia), uno condannato per bancarotta (Siri) e un ministro condannato per oltraggio a pubblico ufficiale (un peccato di gioventù di Matteo Salvini). Comunque è un.

L’acqua pubblica, altro cavallo di battaglia M5S inserito nel contratto: al momento non è stato fatto nulla, c’è una proposta di legge pentastellata, ma è ferma e la Lega non sembra intenzionata a farla passare. NO.

Creazione di una banca per investimenti, ancora niente. NO.

Legge sul conflitto d’interessi, anche qui nulla: il Movimento spinge, la Lega frena. “Non è una priorità”. NO.

Giuseppe Conte e Vladimir Putin (Ansa)
Giuseppe Conte e Vladimir Putin (Ansa)
Giuseppe Conte e Vladimir Putin (Ansa)

Il ritiro delle sanzioni alla Russia, l’Unione Europea le ha rinnovate con il voto favorevole del governo italiano. NO.

Eliminazione delle accise anacronistiche sulla benzina, NO. Eppure Salvini aveva promesso lo avrebbe fatto al primo consiglio dei ministri.

Carcere per gli evasori, NO. M5S aveva promesso di metterlo nella scorsa legge di bilancio, non lo ha fatto. Anzi, ha fatto un condono o “pace” fiscale.

Pace fiscale, era uno dei principali cavalli di battaglia leghisti. .

No al rito abbreviato per i reati gravi. La proposta è passata alla Camera, ma ora è ferma al Senato. NI.

Aumento delle pene per gli stupratori, NO.

Il ministro Alfonso Bonafede, sua la legge anticorruzione (Ansa)
Il ministro Alfonso Bonafede, sua la legge anticorruzione (Ansa)
Il ministro Alfonso Bonafede, sua la legge anticorruzione (Ansa)

Aumento delle pene contro la corruzione, Daspo per i corrotti e agente sotto copertura per individuarli, .

Riforme istituzionali, dalla riduzione del numero dei parlamentari al refenrendum senza quorum passando per la modifica del sistema di elezione del Csm e l’introduzione del vincolo di mandato. NO, Di Maio ha indicato nel 2019 l’anno delle riforme.

Sulla scuola, due le promesse principali. Stop ai tagli, e invece la manovra ha tagliato 4 miliardi in tre anni al settore, andando a colpire in particolare il sostegno e la primaria. NO.

Lo stop alla chiamata diretta dei presidi prevista dalla “Buona Scuola”, è stato uno dei primi atti del ministro Bussetti. .

Legittima difesa, la Lega spinge, M5S frena. La legge c’è, ma il Parlamento deve approvarla. NI.

Lo stop alla pubblicità del gioco d’azzardo, divieto contenuto nel decreto dignità. .

Taglio dei vitalizi, cavallo di battaglia M5S che tentava di venderlo come abolizione. Tuttavia l’abolizione la fece il governo Monti e M5S ha tagliato, come da contratto di governo, i vitalizi a chi già li percepisce. .

Rimborsi ai risparmiatori truffati: è stato fatto un decreto che stanzia 1,5 miliardi in tre anni, ma è in corso un braccio di ferro con la Ue. I gialloverdi vogliono rimborsare anche senza una sentenza della magistratura o un lodo arbitrale che riconosca che c’è stata effettivamente una truffa. Cosa che va contro le regole europee. NI.

Salvini (foto Facebook)
Salvini (foto Facebook)
Salvini (foto Facebook)

Passando alla questione migranti, qui gran parte delle promesse è stata mantenuta. Lo stop agli sbarchi, l’espulsione degli stranieri che commettono determinati reati e la diminuzione dei fondi per l’accoglienza, .

Ancora in alto mare invece l’aumento dei rimpatri, che resta sui numeri degli ultimi anni. Ciò vuol dire che ci vogliono almeno 100 anni per rimpatriare tutti gli irregolari. NO.

Superamento del regolamento di Dublino. Non solo la riforma non è stata fatta, è stata persino affossata nel corso del Consiglio europeo di giugno 2018, che il governo aveva venduto come un grande successo italiano. In quella sede si è infatti deciso che la riforma va approvata all’unanimità e non a maggioranza. Cosa impossibile, viste le resistenze dei Paesi dell’Est, che sono tralaltro alleati della fazione leghista del nostro esecutivo. NO.

Ilva: “Ci impegniamo – si legge nel contratto – a concretizzare i criteri di salvaguardia ambientale attraverso un programma di riconversione economica basato sulla progressiva chiusura delle fonti inquinanti”. Di Maio ha chiuso la trattativa di Calenda con Arcelor Mittal, e la nuova Ilva – secondo i dati Arpa diffusi di recente – inquina di più rispetto alla vecchia. Le emissioni nei primi due mesi del 2019 sono di gran lunga maggiori rispetto a quelle dello stesso periodo del 2018. NO.

Il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli (Ansa)
Il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli (Ansa)
Il ministro delle Infrastrutture Danilo Toninelli (Ansa)

Tav Torino-Lione: nel contratto è stata trovata una formula sibillina (“Ridiscutere integralmente il progetto nell’applicazione dell’accordo tra Italia e Francia") per nascondere sotto il tappeto una diversità di vedute inconciliabile tra le due anime della maggioranza. Divergenze che stanno venendo chiaramente alla luce in questi giorni, con la questione che è ancora in alto mare. Quindi è un NO.

E passiamo ora ai provvedimenti economici.

Salario minimo orario, NO. Ha detto di Maio che arriverà quest’anno, per ora il ministro sembra troppo impegnato a lavorare sul reddito di cittadinanza.

Riduzione del cuneo fiscale: il nostro è tra i più alti al mondo parliamo della somma delle tasse sul costo del lavoro, che gravano su imprese, dipendenti e liberi professionisti. Nulla è stato fatto. NO.

Decontribuzione per le imprese turistiche che assumono giovani, NO.

Flat tax: nel contratto si parla di due aliquote fisse al 15% e 20% per persone fisiche, famiglie, partite Iva e imprese. Per ora è stata realizzata solo la doppia aliquota per le partite Iva. NI.

Quota 100: “Daremo fin da subito la possibilità di uscire dal lavoro quando la somma dell’età e degli anni di contributi del lavoratore è almeno pari a 100, con l’obiettivo di consentire il raggiungimento dell’età pensionabile con 41 anni di anzianità contributiva”, si legge nel contratto. In realtà si apre solo una finestra per chi ha raggiunto i 62 anni d’età e 38 di contributi, non per tutti coloro che hanno raggiunto quota 100. Quindi è un NI.

Reddito di cittadinanza: nel contratto si parla di un ammontare fissato in 780 euro per singola persona che si impegni attivamente nella ricerca del lavoro e che aderisca alle offerte che gli arrivano. Al netto del fatto che è rivolto alle famiglie e non solo alle singole persone, e che l’ammontare di 780 euro è in realtà di 500 (la somma piena va solo a chi è in affitto, con 280 euro di contributo per l’affitto), in base al contratto di governo si potrebbe configurare anche come un SÌ. In realtà, viste le promesse iniziali del Movimento, visti gli innumerevoli paletti messi per fruire del sussidio, visto che bisogna valutare le conseguenze in termini di offerta lavorativa, e visto che se non dovessero bastare i soldi l’assegno sarà ulteriormente rimodulato al ribasso, diremmo più che altro NI.

Di Maio mostra la card del reddito di cittadinanza (Ansa)
Di Maio mostra la card del reddito di cittadinanza (Ansa)
Di Maio mostra la card del reddito di cittadinanza (Ansa)

Su 30 punti analizzati abbiamo 17 no, sette sì e sei “ni”. Che non è neanche male, se si pensa che questo governo avrebbe ancora quattro anni di tempo.

I punti sono altri. Siamo sicuri che la criminalizzazione delle Ong e il decreto sicurezza siano la giusta risposta, o sono solo misure elettorali per solleticare la pancia dell’elettorato? Che il reddito di cittadinanza sia davvero il modo giusto non solo per rispondere ai bisogni dei poveri, ma anche per rilanciare l’economia e l’occupazione nel Paese?

Poi sono diversi i tabù del M5S infranti, a prescindere dal fatto che siano o meno contenuti nel contratto di governo. Dall’abolizione del jobs act che è ancora lì alla Tap, passando per il voto che ha concesso l’immunità a Salvini, per la stessa alleanza col Carroccio, gli F35 il cui acquisto è stato confermato, la conferma dell'obbligo vaccinale e il "Salva Carige", decreto che è un copia e incolla del vituperato "Salva banche" di Gentiloni.

Finora, e risulta evidente dai risultati elettorali in Abruzzo e in Sardegna e da tutti i sondaggi nazionali, a incassare i maggiori dividendi dall’alleanza è stato Matteo Salvini, soprattutto grazie alle promesse mantenute sulla questione migranti. Di Maio, di contro, perde colpi ed è sempre più in difficoltà all’interno dello stesso Movimento. Potrà durare un’alleanza così squilibrata? E quanto a lungo può andare avanti un governo formato da due forze politiche che spesso e volentieri – sui temi economici e di giustizia soprattutto – hanno visioni agli antipodi?

Perché questa è la regina di tutte le domande: quanto ancora andrà avanti il governo Conte? Avrà il tempo per far diventare sì quei 17 no e quei sei “ni”?

Davide Lombardi

(Unioneonline)
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